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Assassinio di Zinedine a La Riche: imputato dedito all’alcol, “senza limiti”, senza rinvio davanti all’Assise di Tours

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Un giovane di 23 anni è sotto processo da lunedì davanti alla corte d’assise dell’Indre-et-Loire, a Tours. È accusato di aver ucciso un giovane residente a La Riche di sette accoltellamenti quasi tre anni fa, nella notte di Natale. Il presunto colpevole era stato arrestato pochi giorni dopo l’incidentein strada, in una zona industriale, dopo tre giorni di intense perquisizioni e numerose perquisizioni. Un presunto assassino che in tribunale nega ogni volontà di uccidere.

La sera della tragedia il giovane ha confermato di essere fortemente ubriaco, una dipendenza dall’alcol che non è nuova. “Uscendo fuori, uscendo con persone che bevevano, bevevo da quando avevo 16 anni”dice l’imputato. Ogni due giorni dice di ricevere una bottiglia di whisky o di vodka, che svuota per una sera.

Eppure lo dice“Ha l’alcol sbagliato. Quando bevo, le mie emozioni aumentano di dieci volte, posso essere super felice e qualche volta posso arrabbiarmi.” L’alcol che glielo permette “vuoto”, lui che racconta di aver vissuto in strada dai 16 ai 20 anni e della sua carcerazione in custodia cautelare. Una vita lontana dalla casa del padre che rimane una scelta personale. “Volevo essere indipendente.” Seguono per il giovane quattro anni di vita in strada, ma anche con parenti, amici, la fidanzata che violenta, e la nascita di un bambino, dal quale resta distaccato. Non ha più avuto alcun contatto da quando è stato incarcerato.

Nessuna intenzione di uccidere il “suo amico”

Il giovane non ha diploma e il suo percorso scolastico è caotico, dopo il suo arrivo dal Congo all’età di 13 anni. Un arrivo in Francia, dove la sua integrazione non è stata facile. “Pensavo che la vita in Francia fosse più facile”assicura. L’imputato viene descritto da un esperto sul banco dei testimoni come soggetto a un traboccamento di impulsi, un fallimento nella gestione emotiva dovuto all’alcol ma anche a una grande immaturità. Una vita senza limiti, sintetizza l’esperto con un punto di rottura, quello dell’omicidio.

Un omicidio che l’imputato non nega, salvo l’intenzione di uccidere “il suo amico”senza dire una parola per la vittima e la sua famiglia. L’accusato afferma di avere un solo desiderio dopo questa vicenda, riprendere in mano la propria vita.

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