Ha annunciato “il più grande pacchetto di sanzioni contro la flotta fantasma russa”. Il ministro degli Esteri britannico David Lamm ha sottolineato lunedì “l'impegno del Regno Unito nei confronti dell'Ucraina” durante un incontro con i suoi omologhi del G7 vicino a Roma. Infatti, il governo britannico ha annunciato sanzioni contro altre 30 navi di questa “flotta fantasma” che consente alla Russia di esportare petrolio e gas aggirando le restrizioni occidentali imposte dall’invasione dell’Ucraina. Queste sanzioni britanniche ora colpiscono 73 navi in totale.
Dall’embargo europeo del 2022 sul petrolio russo e dalle sanzioni che limitano i prezzi di vendita degli idrocarburi russi all’inizio del 2023, i paesi del G7 e i loro alleati sono preoccupati per la proliferazione del numero di navi clandestine utilizzate da Mosca per vendere completamente il suo petrolio opacità.
Questa è la quinta volta che il Regno Unito adotta sanzioni contro le navi. Con questi, le navi non possono né entrare nei porti britannici né beneficiare dei servizi marittimi forniti dalle compagnie del paese, in particolare in termini di assicurazioni.
In generale si tratta di vecchie petroliere noleggiate direttamente dalla Russia. Secondo la Frankfurter Allgemeine Zeitung, questa “flotta ombra” conta oggi fino a 2.000 navi, tra cui almeno cinque grandi petroliere che contengono ciascuna circa 700.000 barili di petrolio greggio, ovvero più di 100 milioni di litri. Oggi, l’80% delle esportazioni russe di petrolio greggio passano attraverso questa “flotta fantasma”, attraverso il Mar Baltico, al largo dell’isola svedese di Gotland.
Oltre a violare le sanzioni, queste attività sollevano anche timori sul rischio di disastri ambientali. Secondo le stime del think tank ucraino KSE, negli ultimi due anni il volume di petrolio russo trasportato dalle petroliere fantasma è aumentato costantemente, raggiungendo i 4,1 milioni di barili al giorno nel giugno 2024. A metà novembre gli eurodeputati hanno chiesto misure marittime più rigorose controlli e sanzioni più severe per affrontare le significative minacce ambientali e alla sicurezza che queste navi pongono.
Secondo le stime riportate da Le Monde, i ricavi degli idrocarburi coprono tra il 30% e il 50% del bilancio di Mosca. Una manna esistenziale per il Paese, soprattutto con la guerra in Ucraina. Tuttavia, secondo Bloomberg, nell’ottobre 2024 i ricavi petroliferi della Russia sono diminuiti del 29% rispetto all’anno precedente, raggiungendo faticosamente i 10,7 miliardi di dollari.
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