Il 23 novembre al Club Soda, Peter Peter ha offerto il suo primo spettacolo dal 2017, accompagnato da Laurence-Anne come atto di apertura.
Fin dai primi istanti, l’artista ha immerso Club Soda in un’atmosfera dove poesia e danza si intrecciavano in una palpabile ribellione, rivelata dal urla nel microfono dell’artista. L’esperienza dal vivo è stata molto meno fluida di quella che si può provare ascoltando i suoi ultimi dischi. Abbiamo ritrovato lo spirito del suo primo album omonimo, la cui fragilità nascondeva una bellezza cruda, quella che nasce da crepe e slittamenti. E in questa imperfezione, in questi strani movimenti del corpo, in questa raffinata poesia, abbiamo riscoperto Peter Peter, o forse semplicemente lo abbiamo ritrovato.
“Montreal, se sapessi quanto sono felice. Se lo sapessi…”
Poco prima 20mila ore di solitudinedove Peter Peter ha declamato: “Montreal, se sapessi quanto sono felice. Se lo sapessi…” Era il suo primo concerto al Club Soda dal 2017, e per lui e per i fan dell’uomo che ha scritto Cristallo azzurro pallidoera un momento atteso, pieno di simbolismo.
Poesia del cazzoprobabilmente il brano esteticamente più interessante dell’ultimo album, seguito in un’atmosfera già consolidata. Quando Peter Peter ballava freneticamente come Thom Yorke in trance, l’ansia esistenziale si trasformava in magia, e noi ci credevamo. Ogni gesto diventava un impulso, ogni parola aveva un effetto catartico. Ed è in questa alchimia tra corpo e suono che si è rivelato il genio di Peter Peter, in questa metamorfosi della vulnerabilità in potere.
Musica senza confini
Il pubblico, ricettivo a tutto ciò che Peter Peter aveva da offrire, è diventato per una sera una sorta di specchio vivente delle sue domande, delle sue riflessioni, ma anche del suo abbandono nella danza. Non è stato proprio uno spettacolo, ma piuttosto uno scambio. Il mondo interiore di Peter Peter fu il suo, per una sera.
L’artista è sceso dal palco Abbiamo bisogno di amore in un corridoio di luce abbagliante, rompendo il confine tra il palco e il pubblico. La canzone assunse una dimensione sia tragica che liberatoria man mano che le passioni crescevano al centro del Club Soda (che divenne un vero e proprio club per l’occasione). Quando è tornato sul palco, i sintetizzatori si sono mescolati alle continue urla del pubblico per creare una trama da fine del mondo.
Infine, per i nostalgici tra voi, non possiamo ignorare le interpretazioni diUna versione migliorata della tristezza con il suo assolo di sassofono come un decollo fuori dal tempo e dallo spazio e Molto realeil cui arrangiamento differiva leggermente da quello dell’album Eden Nero.
Una performance degna dell’artista, che rimarrà senza dubbio impressa nella memoria come uno dei momenti più memorabili dell’anno musicale a Montreal.
Laurence-Anne: onirica e sfuggente
In apertura, Laurence-Anne e i suoi due musicisti hanno stabilito la loro forte personalità fin dalla prima trama. IL viaggio è iniziato con sintetizzatori profondi e misteriosi, un inizio pieno di promesse, con titoli presi daOniromanzia COME Supernova et Cortesiache dispiegavano onde sonore sempre più travolgenti. La voce di Laurence-Anne, tanto eterea quanto coinvolgente, galleggiava sulla superficie di questo mare di sintetizzatori, delicati e invasivi. Il suono, troppo profondo nei bassi (un classico dei Club Soda), non sempre ci ha permesso di cogliere la ricchezza degli arrangiamenti, ma ci ha permesso, chiudendo gli occhi, di annegare felicemente nei suoi vortici.
Ma nonostante l’innegabile bellezza della musica, tra l’artista e il pubblico si ergeva una sorta di muro. Se la qualità della performance dei tre musicisti non è stata in alcun modo messa in discussione, qualcosa ha impedito il collegamento con il pubblico. Laurence-Anne ha cantato magnificamente, ma abbiamo avuto l’impressione che a volte portasse le sue melodie alla maniera di un inno, senza però sempre abitarle pienamente, come se l’artista stessa fosse un po’ distanziata dal suo mondo.
Detto questo, dobbiamo evidenziare la ricchezza della musica in tutto il suo catalogo e momenti come l’esecuzione di Uccellicanzone presente nel suo secondo album, Musivisioneche parla in spagnolo di uccelli scomparsi e segreti su un ritmo alla Thom Yorke e Nyxcon la sua melodia dell’Orso Grizzly, ha risollevato gli animi desiderosi di buona musica. Laurence-Anne ha offerto un invito all’introspezione, a un’esperienza in cui la bellezza è nascosta nell’astrazione. Non c’è dubbio che, in una diversa configurazione, questa distanza potrebbe dissiparsi per far posto a un’esperienza ancora più coinvolgente e rivelatrice in futuro. Il progetto di Laurence-Anne è probabilmente uno dei progetti più interessanti del Quebec al momento ed è difficile resistere al desiderio di svelarne il segreto.
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