Una pioggia di reazioni scandalizzate ha fatto seguito alla storica decisione della Corte internazionale di giustizia di emettere mandati di arresto contro Benyamin Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant, accusati di crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
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Pubblicato il 21/11/2024 alle 20:09
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Corrispondente a Gerusalemme
Un giorno buio. » È in questi termini che l’intero spettro politico israeliano ha commentato l’emissione di mandati di arresto contro Binyamin Netanyahu e Yoav Gallant da parte della CPI giovedì 21 novembre. Non si trattava, però, di descrivere la stessa cosa.
Un tono scandalizzato diffuso da tutti i politici israeliani, anche da quelli che guidano i partiti dell’opposizione. “Una decisione vergognosa”, descrive Yaïr Golan, leader del Partito Laburista; “Una cecità morale”, deplora Benny Gantz, ministro che si è dimesso dal gabinetto di guerra lo scorso giugno; “Questi mandati di arresto premiano il terrorismo”, critica Yaïr Lapid, leader del partito centrista Yesh Atid.
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