Caro martedì nero,
Potresti tornare a questa storia della castrazione? OK, non è il pene, è simbolico, ci mancano degli esseri ma, nel frattempo, il fallo sembra strutturare assolutamente TUTTO!
La psicoanalisi sembra aver inchiodato per sempre il rapporto di genere e il primato del rapporto con il padre. È fastidioso. È capace di pensare oltre il patriarcato?
Grazie mille per il tuo lavoro (e Slate, per favore restituiscici il podcast!)
Noémie
Cara Noémie,
Permettimi di riformulare la tua domanda: siamo capaci di pensare oltre il patriarcato? In sostanza, tu puntualizzi l’idea che la normalità avrebbe sempre a che fare con la “norma maschile”, per usare l’espressione di Jacques Lacan. È questo ciò di cui ti lamenti? Poiché non so se siamo capaci di pensare collettivamente a qualcosa che va oltre il patriarcato, non siamo realmente lì, anche se vediamo qua e là sussulti di altre cose che stanno emergendo. Ma, per il momento, non vedo emergere un’altra norma che possa soppiantare la “norma maschile”.
D’altro canto, c’è effettivamente una rottura delle norme, una molteplicità di produzioni singolari, che dimostra che di fatto si può fare a meno del fallo. Non sono io a dirlo: a rischio di sorprendervi, è Lacan stesso a proporre questa idea alla fine del suo insegnamento.
Hai ricordato chiaramente che il fallo in psicoanalisi non è il pene. Il fallo è un significante di assenza, di mancanza, che orienta il desiderio del soggetto. Ma allora perché chiamarlo fallo se non è il pene? Ovviamente non ho letto tutti i trattati di psicoanalisi, ma da quello che ho letto in effetti non ho mai letto una frase precisa che spieghi perché abbiamo mantenuto questo significante se, appunto, non è ciò che designa. Credo che la risposta sia nell'ultima frase. Ciò crea una discrepanza. IL…
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