Mercoledì gli Stati Uniti hanno impedito al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di chiedere un cessate il fuoco a Gaza, un nuovo veto a sostegno del governo israeliano di estrema destra.
La bozza di testo preparata dai dieci membri eletti del Consiglio chiedeva “un cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente che deve essere rispettato da tutte le parti” e “il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi”. Ha anche chiesto un accesso “sicuro e senza ostacoli” agli aiuti umanitari su larga scala, anche nella zona “assediata” del nord di Gaza e ha denunciato ogni tentativo di “far morire di fame i palestinesi”.
“Durante tutti i negoziati siamo stati molto chiari sul fatto che non potevamo sostenere un cessate il fuoco incondizionato che non consentisse il rilascio degli ostaggi”, ha spiegato il vice-ambasciatore americano Robert Wood dopo il voto, stimando che il Consiglio, attraverso questa risoluzione, avrebbe inviato ad Hamas “il messaggio pericoloso che non è necessario tornare al tavolo delle trattative”.
Il progetto di risoluzione, che ha ricevuto 14 voti a favore e uno contrario, ha fatto arrabbiare Israele. Questo testo “non è altro che un tradimento”, ha denunciato l’ambasciatore israeliano all’ONU poco prima del voto, sostenendo che la sua adozione significherebbe un “abbandono” degli ostaggi.
Dall’inizio della guerra, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha faticato a parlare con una sola voce. Alcuni diplomatici speravano che, dopo la sconfitta dei democratici alle elezioni presidenziali, gli Stati Uniti di Joe Biden fossero più flessibili nei negoziati, immaginando una ripetizione di quanto accaduto nel dicembre 2016: poche settimane prima della fine del mandato di Barack Obama, il Consiglio aveva ha poi adottato, per la prima volta dal 1979, una risoluzione che invitava Israele a fermare la colonizzazione nei Territori palestinesi occupati. Un voto reso possibile grazie all’assenza di un veto americano, che su questo tema aveva sempre sostenuto Israele.
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