L’ultimo tuffo // Di Joachim Hedén. Con Julian Sands, Alexander Arnold e Jack Parr.
Il regista Joachim Hedén sembra aver trovato il suo terreno di gioco preferito: le profondità marine. Dopo Superficie di rottura nel 2020, un thriller efficace e piuttosto carino, quindi L’immersione (2023) su due sorelle che si ritrovano intrappolate piuttosto corretto, con cui ritorna L’ultimo tuffo (L’ultimo respiro), un film che continua il suo fascino per le storie di sopravvivenza sottomarina. Tuttavia, nonostante un’idea iniziale promettente, questo nuovo lungometraggio fatica a eguagliare la tensione e la qualità del suo predecessore. La storia segue un gruppo di amici subacquei che vanno ad esplorare il relitto della USS Charlotte. Ben presto la loro spedizione si trasforma in un incubo.
Cinque amici si incontrano per trascorrere un fine settimana di festa su una bellissima isola dei Caraibi. Durante un’immersione subacquea tra un relitto della Seconda Guerra Mondiale, ciò che scoprono supera le loro peggiori paure: i grandi squali bianchi sono in cerca di preda. Il gruppo si ritrova intrappolato con poca riserva di ossigeno. Dovranno affrontare questi predatori fino al loro ultimo respiro.
Contrariamente a Superficie di rotturaincentrato su un intenso rapporto tra fratelli e sulla lotta contro l’elemento liquido, L’ultimo tuffo introduce un’ulteriore minaccia: gli squali, sicuramente diversi dai soliti grandi bianchi, ma altrettanto formidabili. Lo scenario riesce a risaltare grazie a questa minaccia originale e ad un’ambientazione raramente esplorata nel cinema subacqueo. Tuttavia, la messa in scena non riesce a mantenere un livello di tensione sufficiente. Se alcune scene offrono una discreta suspense, mancano dell’intensità necessaria per rendere il film davvero avvincente. Siamo lontani dai livelli di ansia che ci si aspetterebbe da una storia del genere. In un film sui tuffi, la qualità delle scene acquatiche è essenziale. Questo è purtroppo uno dei punti deboli di L’ultimo tuffo. Dove Superficie di rottura colpito da immagini nitide e coinvolgenti, questo nuovo film soffre di riprese subacquee troppo torbide e disordinate.
Questa scelta visiva non solo ostacola la leggibilità dell’azione, ma riduce anche l’impatto emotivo dei momenti critici. Quando i personaggi combattono per la sopravvivenza, l’immersione dello spettatore è cruciale. Qui l’aspetto disordinato delle scene subacquee crea una distanza, impedendoci di percepire appieno l’urgenza e il panico dei protagonisti. Ciò è tanto più spiacevole in quanto il potenziale visivo c’era: l’esplorazione di un relitto e la costante minaccia degli squali avrebbero potuto offrire momenti di intensità memorabile. Un altro grosso difetto risiede nei personaggi. Mentre Superficie di rottura era basato su una forte dinamica familiare, qui i protagonisti sono molto meno accattivanti. Lo spettatore fatica a coinvolgersi emotivamente nella loro situazione, soprattutto perché manca di profondità.
Sott’acqua a volte è difficile distinguere chi è chi, il che contribuisce a creare confusione nei momenti chiave. Fuori dall’acqua, le loro interazioni non ti permettono nemmeno di creare un forte legame con loro. Alcune reazioni e decisioni discutibili accentuano questa impressione di superficialità, anche se non cadono nel ridicolo assoluto. Un punto più positivo del film risiede nei suoi effetti speciali. Senza raggiungere l’eccellenza, sono nel complesso convincenti. Gli squali, sebbene meno iconici dei soliti grandi bianchi, sono abbastanza credibili da rappresentare una minaccia tangibile. Detto questo, alcuni scatti mancano di raffinatezza, suggerendo limiti nel budget o nelle scelte di produzione.
Nonostante queste imperfezioni, il film evita di scadere nel kitsch. Rispetto ad altre opere del genere, spesso caratterizzate da effetti speciali mediocri o da trame risibili, L’ultimo tuffo riesce a mantenere una certa dignità visiva. Alla fine, L’ultimo tuffo è un lavoro misto. Se l’idea iniziale e alcuni elementi visivi salvano il film dalla banalità totale, rimane un thriller subacqueo troppo mediocre per riuscire davvero a impressionare. La tensione è giusta, ma mai eccezionale, e le scelte artistiche, in particolare per le scene acquatiche, minano una trama che tuttavia aveva del potenziale. Per gli appassionati di storie di sopravvivenza e suspense, il film può essere una distrazione accettabile, ma non è assolutamente da vedere.
L’ultimo tuffo illustra bene le sfide del genere: riuscire a combinare una straordinaria immersione visiva, personaggi accattivanti e una tensione palpabile. Di questi tre aspetti non riesce ad eccellere in nessuno. Joachim Hedén dimostra ancora una volta il suo interesse per le storie sottomarine, ma L’ultimo tuffo non riesce a eguagliare la qualità di Superficie di rottura. Nonostante gli effetti speciali decenti e una minaccia originale, la mancanza di profondità dei personaggi e le scene subacquee confuse impediscono al film di decollare davvero. Se come me siete appassionati di film sulle immersioni, questo potrebbe incuriosirvi. Ma per un’esperienza davvero coinvolgente ed emozionante, resta preferibile tuffarsi nuovamente nel lungometraggio precedente del regista o, come me, superare il proprio livello di immersione e fare effettivamente qualche immersione.
Nota: 4/10. In breve, un thriller subacqueo a cui manca la profondità.
Uscito il 31 ottobre 2024 direttamente su VOD
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