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“Nulla dimostrerà la fermezza del nostro impegno nei confronti dell’Ucraina meglio dell’invio di istruttori militari”

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ll 26 febbraio, in una dichiarazione che ha lasciato il segno, Emmanuel Macron ha suggerito l’invio in Ucraina di truppe provenienti da paesi volontari. Questa posizione, riaffermata, è condivisa da diversi capi di Stato e di governo europei. Nonostante la riluttanza di alcuni dei nostri partner e nonostante l’ondata di disinformazione, in gran parte orchestrata dalla Russia, il presidente francese ha mantenuto la sua posizione.

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Non si trattava ovviamente di mobilitare i giovani europei – cosa che non avrebbe alcun interesse operativo – ma di riunire una coalizione europea di istruttori militari in Ucraina. Ciò offrirebbe un notevole aiuto al paese attaccato e costituirebbe un modo efficace per scoraggiare gli attacchi da parte dell’esercito russo.

Di fronte all’aggressione di Mosca, l’Ucraina ha mostrato una resistenza esemplare e ha dimostrato la sua capacità di innovazione operativa, prendendo di mira obiettivi militari anche sul territorio della Federazione Russa, come autorizza l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Tuttavia, per mantenere e rafforzare le proprie capacità di difesa, l’esercito ucraino ha assolutamente bisogno che i suoi soldati siano addestrati da esperti europei. Da ciò dipende la capacità operativa del Paese, di fronte al suo aggressore, la cui intera economia è orientata alla guerra e che riceve un sostegno sempre maggiore da parte dei suoi alleati: missili nordcoreani, droni iraniani, armi contenenti componenti cinesi e, alla fine di ottobre, il dispiegamento di truppe dalla Corea del Nord.

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La Francia ha già attuato misure importanti accogliendo e addestrando i soldati ucraini sul proprio territorio. È ora necessario estendere e completare questa azione con una missione di formazione sul terreno in Ucraina. Ciò non solo accelererebbe l’acquisizione di conoscenze essenziali per le forze di Kiev, ma adatterebbe anche meglio l’addestramento alle esigenze immediate della situazione, concentrando la preparazione delle truppe su questioni prioritarie: difesa antiaerea e difesa aerea a lungo raggio missili lanciati da terra o da aerei da combattimento.

Smettiamola, però, di citare il rischio della cosiddetta “escalation”. Il termine non ha alcun significato quando si tratta di aiutare un paese sotto attacco, si tratta infatti di salvare la vita di migliaia di civili, senza coinvolgere direttamente le forze armate francesi nei combattimenti.

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