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Québec solidaire: un naufragio politico in diretta

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Il Québec solidaire è la perfetta incarnazione dell’autosabotaggio politico. Ingovernabile. Non perché le sue idee siano rivoluzionarie o perché sfidi le convenzioni, ma perché è intrappolato in un modello di governo che assomiglia più a una terapia di gruppo che a un partito politico.

Stiamo parlando di un partito che si è incatenato a una struttura talmente orizzontale da bandire concetti essenziali come accountability, responsabilità o – sentitelo – leadership. I leader, o meglio i “portavoce”, sono ridotti a semplici megafoni della base militante, che, radicale o no, si arroga tutto il potere decisionale. Un vero leader? Lasci perdere. In QS non siamo leader; siamo diretti.

Il caso Haroun Bouazzi ne è una dimostrazione lampante. I deputati della solidarietà, invece di rappresentare i loro elettori – si sa, queste persone che li hanno realmente eletti – si trasformano in ambasciatori di attivisti dogmatici. La missione? Garantire che nessuno si discosti di un briciolo dalla linea ideologica definita da questi attivisti, pena ritorsioni interne. Il risultato? Paralisi totale. Questi funzionari eletti temono più l’ira della loro base che la disapprovazione dell’elettorato. Il silenzio diventa il loro rifugio, e il loro ruolo di funzionari eletti è ridotto a quello di burattini politici, legati mani e piedi.

E ora stiamo assistendo all’implosione al rallentatore di questo partito. La svolta tentata – o dovrei dire sperata – da Gabriel Nadeau-Dubois (GND) è un amaro fallimento. Privati ​​di qualsiasi autorità reale, i portavoce non sanno più cosa dire, quali idee difendere e nemmeno come mantenere una parvenza di credibilità. Ogni parola è scrutata, ogni gesto è analizzato da una base militante pronta a cogliere il minimo passo falso.

La mia collega Emmanuelle Latraverse ha ragione: GND dovrebbe chiudere la porta. Non perché sia ​​incapace, ma perché è condannato al fallimento in una struttura che rende impossibile la leadership. Sarebbe la cosa migliore per la sua credibilità e il suo futuro.

Perché in fondo, siamo onesti: come potrebbe un partito incapace di gestire i propri dissidi interni pretendere di governare il Quebec? Immaginate per un momento il Quebec unito al potere. Cosa faremmo con i principi della responsabilità ministeriale e della responsabilità del governo? Chi prenderà le decisioni: il Consiglio dei Ministri o il voto infinito dell’Assemblea degli Attivisti?

Il Québec solidaire voleva reinventare la politica. Ciò che ha reinventato è stata l’arte dell’autodistruzione.

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