Nonostante la guerra di Israele su più fronti, lo shekel tiene testa al biglietto verde; un fenomeno che potrebbe sorprendere, soprattutto perché altre valute si stanno rafforzando contro quella israeliana.
Dal 7 ottobre 2023 la valuta israeliana ha vissuto alti e bassi, a seconda delle tensioni militari, geopolitiche ed economiche che hanno caratterizzato quest’anno di guerra.
Un conflitto lungo e costoso genera numerose incertezze economiche che si traducono in un deprezzamento della valuta locale: gli investitori fuggono dal Paese e abbandonano la sua moneta che vede il suo valore svalutarsi rapidamente.
Stabilità insolente.
Israele è ben consapevole delle pressioni internazionali sulla sua valuta; ma curiosamente, lo shekel non si comporta allo stesso modo nei confronti di tutte le valute estere. Se lo shekel si è svalutato rispetto all’euro, mantiene il suo valore nei confronti del dollaro, dimostrando un’insolente stabilità.
In realtà, non è tanto lo shekel ad apprezzarsi rispetto al dollaro; piuttosto, è il dollaro che si sta deprezzando rispetto alle valute mondiali, compreso lo shekel. Se l’inflazione negli Stati Uniti ha mantenuto tassi di interesse elevati, sta iniziando un’inversione di tendenza: i tassi della Federal Reserve americana (Fed) hanno iniziato a scendere, cosa che porterà il biglietto verde a svalutarsi nei mesi a venire.
Per evitare incertezze sull’economia americana, gli investitori preferiscono vendere dollari per rifugiarsi in valute più stabili, come l’euro o il franco svizzero.
Anche lo shekel beneficia di questa tendenza a fuggire dal dollaro. I tassi di interesse rimangono elevati in Israele e non mostrano segni di calo, spingendo gli speculatori a cambiare i loro dollari in shekel per investire nella Borsa di Tel Aviv o in investimenti bancari redditizi.
Risultato: alla fine del 2024, in Israele circolano molti dollari, il che accelera il suo deprezzamento rispetto allo shekel.
Cuscino di sicurezza
Un altro segno dell’afflusso di dollari in Israele: le riserve valutarie stanno esplodendo. Alla fine dello scorso ottobre, la Banca d’Israele deteneva 216 miliardi di dollari in riserve in valuta estera, un record assoluto.
Durante l’anno di guerra, le riserve valutarie di Israele hanno continuato a crescere: ammontavano a 191 miliardi di dollari nell’ottobre 2023, ovvero 25 miliardi in più in dodici mesi.
L’aumento delle riserve valutarie di Israele può essere spiegato da diverse ragioni:
- Il primo è la crescente esportazione di gas israeliano verso Giordania ed Egitto; più recentemente, le navi egiziane hanno iniziato a trasportare il gas israeliano in Europa.
- La guerra ha anche accelerato i trasferimenti unilaterali di capitali a Israele; Gli aiuti americani, le donazioni della diaspora e la solidarietà internazionale verso la popolazione colpita dal conflitto ammontavano a diversi miliardi di dollari che riempivano le casse della banca centrale.
- Inoltre, la recessione che l’economia israeliana attraversa dall’inizio della guerra ha permesso al Paese di risparmiare dollari; nel 2024, il calo delle importazioni israeliane di beni (-6%) farà risparmiare alle casse del Paese 5 miliardi di dollari.
Le riserve di valuta estera rappresentano un cuscino di sicurezza per l’economia israeliana; danno al governo un margine di manovra economico e finanziario per far fronte eventualmente all’aumento del debito estero.
sull’autore
Jacques Bendelac è un economista e ricercatore di scienze sociali a Gerusalemme, dove vive dal 1983. Ha un dottorato in economia presso l’Università di Parigi. Ha insegnato economia al Jerusalem Higher Institute of Technology dal 1994 al 1998, all’Università Ebraica di Gerusalemme dal 2002 al 2005 e al Netanya University College dal 2012 al 2020. È autore di numerose opere e articoli dedicati a Israele e alla cultura israeliana. Relazioni palestinesi. È in particolare l’autore di “Gli arabi di Israele” (Autrement, 2008), “Israele-Palestina: domani, due stati partner? » (Armand Colin, 2012), “Israeliani, ipercreativi! » (con Mati Ben-Avraham, Ateliers Henry Dougier, 2015) e « Israel, instructions for use » (Edizioni Plein Jour, 2018). Ultimo lavoro pubblicato: “Gli anni di Netanyahu, il grande cambiamento di Israele” (L’Harmattan, 2022). Commenta regolarmente le notizie economiche in Medio Oriente nei media francesi e israeliani.
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