Picchi, sbarre, inferriate, rocce… La Fondazione Abbé Pierre denuncia il proliferare di misure destinate a combattere la presenza dei senzatetto negli spazi pubblici o davanti alle vetrine e alle banche, in particolare a Parigi. Sta organizzando una nuova edizione dei Pics d’or, una cerimonia satirica contro questo fenomeno.
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Quattro dispositivi parigini anti-senzatetto hanno l’onore di essere nominati ai Pics d’or 2024: spuntoni appuntiti installati davanti a un’insegna, sbarre erette davanti a una scuola, una targa avvitata discretamente davanti a una finestra e infine muri costruito sotto archi.
Per la sua terza edizione organizzata questo lunedì sera al Théâtre de l’Atelier dalla Fondazione Abbé Pierre, la cerimonia continua “denunciare installazioni ostili che impediscono alle persone più indigenti di ripararsi o riposarsi un po’ negli spazi pubblici, rendendole invisibili e spingendole sempre più lontano dai centri urbani“.
Nel corso dell’evento, che ha lo scopo di “‘premiare’ in modo satirico le misure contro i senzatetto che continuano a moltiplicarsi in Francia“, i comici Blanche Gardin, Amelle Chahbi e Guillaume Meurice sono invitati a consegnare i premi ai vincitori.
Davanti ad uno degli indirizzi della capitale selezionati per questa edizione, una commessa spiega che il dispositivo”proviene dai proprietari dell’edificio, non dal negozio“. “Non è davvero carino e non è affatto utile. Qui la gente non si siede ai margini dei negozi, è vuoto. Inoltre non è pratico per noi pulire“, reagisce.
Nel quartiere le opinioni divergono. “È grave, i senzatetto non possono “vivere”, non hanno un posto dove stare. È per assicurarsi che sia pulito, che non ci sia nessuno per strada. In modo che non ce ne rendiamo conto“, lamenta Sasha. “E lo Stato non agisce. È una discriminazione contro i poveri“, aggiunge Shirel.
“Da un lato trovo normale che non vogliamo che la gente dorma davanti ai negozi e si sporchi. Ma intanto è triste che si sia arrivati a questo, a impedire loro di dormire in certi posti, e si vede che c’è tantissima gente per strada. Questo è assurdo, la gente non dovrebbe dormire fuori. Non è normale che ci siano così tanti senzatetto“, stimato per la parte Elisa.
“Sono a favore. Ammetto che non mi piace vedere i senzatetto davanti ai negozi, è vero. Onestamente dà una brutta immagine. Altrimenti diventa subito un porcile, tutto fa schifo. Non incolpo i senzatetto. È una questione di igiene, pulizia, sicurezza. Dovrebbero esserci più spazi dedicati ai senzatetto, ma non sono favorevole a che restino sulle strade pubbliche“, difende Béatrice.
Da parte sua, la Fondazione Abbé Pierre “denuncia le scelte che portano sempre più a fare della città, della strada, un luogo inospitale e pericoloso per le persone che vi sono costrette“, indicando”questi dispositivi disumani“. Noria Derdek, responsabile legale della fondazione, ricorda che “le principali vittime sono i senzatetto. Questi ripiani possono permettere loro di riposarsi dopo una giornata di vagabondaggio ed eventualmente di rimanervi a lungo, dato che non hanno uno spazio privato, né un divano caldo.“
“Non si tratta di un fenomeno recente, già negli anni 90 vedevamo questo tipo di dispositivi, specifica. Ma si tratta di lavorazioni sempre più utilizzate negli spazi pubblici e privati, e anche sulle panchine. E stanno diventando sempre più aggressivi. E i dispositivi si sovrappongono: mettiamo già le pietre, poi le griglie, poi i blocchi… Si nota una certa inesorabilità. Alcuni dispositivi possono essere pericolosi: potresti ferirti con un picco se inciampi mentre guardi il telefono, ad esempio. Anche questo è un modo per farli rimuovere chiedendo al Comune. A volte ci sono lame, molto affilate, e persino filo spinato.“
Camille Gardesse, sociologa della Scuola di Urbanistica di Parigi, sottolinea “una logica di dissuasione e repressione dell’occupazione dello spazio pubblico da parte dei più precari“, con “dimensione sistemica“. “È davvero una logica di pianificazione dello spazio urbano, per impedire usi ritenuti indesiderabili dai senzatetto: il ricovero, il dormire, l’impiego di mezzi di sussistenza come l’accattonaggio. Alcuni dispositivi sono più discreti di altri e ricordano l’arredo urbano“, spiega.
La Fondazione Abbé Pierre, che “sollecita le autorità pubbliche ad agire“, invita inoltre “tutti i cittadini” a lottare contro questi dispositivi segnalandoli sul luogo della cerimonia, e facendo “allertare gli eletti locali“in particolare”in modo che siano attenti quando vengono assegnati gli appalti pubblici“e”in modo da mettere in atto misure di segnalazione per proprietari e commercianti quando i dispositivi sono installati in edifici privati“.
La fondazione chiede anche di produrre più alloggi sociali destinandoli”dando priorità alle persone più svantaggiate“, ha “mobilitare il patrimonio privato per completare l’offerta di alloggi a prezzi accessibili“, per garantire”accoglienza dignitosa dei migranti“, e per porre fine al “Sfratti locativi senza soluzione“.
Con Didier Morel e Gaëlle Darengosse.
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