Siamo nel 1839. Nella prefazione al racconto che pubblicherà l’anno successivo, intitolato “Pierre Grassou”, un racconto che offre una riflessione sul rapporto della borghesia con l’arte, più in particolare la pittura, scrive Honoré de Balzac : “Dal 1830, il Salon non esiste più. Una seconda volta, il Louvre fu preso d’assalto dal popolo degli artisti rimasti lì. Offrendo in passato opere d’arte d’élite, il Salon ha ottenuto i più alti onori per le creazioni ivi esposte. Tra i duecento dipinti prescelti, il pubblico scelse ancora: al capolavoro fu assegnata una corona da mani sconosciute. Ci sono state discussioni appassionate su un dipinto. Gli insulti prodigati a Delacroix e Ingres servirono alla loro reputazione non meno delle lodi e del fanatismo dei loro seguaci. Oggi né il pubblico né la critica si appassioneranno più ai prodotti di questo bazar. Costretti a fare una scelta che non spetta alla commissione esaminatrice, la loro attenzione si stanca di questo lavoro; e, quando è finita, la Mostra si chiude (…) Tutto è andato perduto quando è continuata nella Galleria. Il Salon sarebbe dovuto rimanere un luogo specifico, ristretto, di proporzioni inflessibili, dove ogni genere avrebbe esposto i suoi capolavori. Un’esperienza decennale ha dimostrato la bontà dell’antica istituzione. Invece di un torneo, hai una rivolta; invece di una gloriosa Esposizione, hai un tumultuoso bazar; invece della scelta, hai tutto. Che succede? Il grande artista si perde lì”. Osservazione amara da parte dell’autore de “La Commedia Umana” che deplora ciò che ne è stato di questi Saloni di Pittura e Scultura, che hanno fatto e disfatto reputazioni, hanno creato tante amarezze e risentimenti, ma sono stati vivai artistici di prim’ordine. Come sono nati questi Saloni, come sono sopravvissuti ai secoli? Ospite: Dimitri Joannidès, esperto di arte moderna contemporanea presso FauveParis, casa d’aste Argomenti trattati: saloni, arte, pittura, Pierre Grassou, Balzac, Louvre, artisti, dipinti, mostra, capolavori
Belgium
Related News :