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Il dollaro decelera, ma resta conquistatore, ostinato dell’inflazione americana

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New York (awp/afp) – Il dollaro ha rallentato la sua progressione giovedì, ma è comunque riuscito a rosicchiare terreno sulla maggior parte delle principali valute, una ripresa dell’inflazione che ha sostenuto i tassi obbligazionari americani.

Intorno alle 20:20 GMT, il biglietto verde si è apprezzato dello 0,36% rispetto alla moneta unica, a 1,0524 dollari per euro. In precedenza aveva raggiunto 1,0497 dollari, la prima volta in tredici mesi.

La corona norvegese ha registrato il minimo da un anno rispetto al “biglietto verde”, uno dei soprannomi della valuta americana, mentre la rupia indiana ha stabilito un nuovo record di debolezza rispetto al dollaro.

Il dollaro canadese è caduto come non accadeva da quattro anni e mezzo.

Ma il “dollaro” ha rallentato il ritmo, dopo una settimana di levitazione iniziata con l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti.

“L’atmosfera oggi è di consolidamento”, ha commentato Marc Chandler di Bannockburn Global Forex, dopo che l’euro ha toccato il minimo di oltre un anno contro il dollaro.

“Ma non abbiamo ancora raggiunto le soglie chiave”, ha avvertito. “Ci stiamo solo prendendo una pausa e ripristinando.”

Per Marc Chandler, la valuta degli Stati Uniti continua ad essere sostenuta da spread sui tassi obbligazionari molto favorevoli rispetto agli altri principali paesi.

Ciò è dovuto alla prospettiva di un secondo mandato di Donald Trump, che si prevede sarà inflazionistico, ma anche al discorso misurato della banca centrale americana (Fed), che non ha fretta di tagliare i tassi.

Mercoledì, la presidente della filiale della Fed a Dallas, Lorie Logan, ha ritenuto necessario esercitare “prudenza” in termini di allentamento monetario, per evitare un ritorno dell’inflazione.

Gli investitori hanno notato il rimbalzo dell’indice dei prezzi al consumo CPI in ottobre rispetto a settembre, così come una brutta sorpresa per l’indice dei prezzi alla produzione PPI, che giovedì è risultato superiore alle aspettative.

Il rendimento dei titoli di stato americani a 2 anni è salito al 4,35% rispetto al 4,28% della chiusura del giorno prima.

Il mercato non esclude più l’ipotesi che la Fed abbasserebbe il tasso di riferimento solo due volte entro la fine del 2025, mentre solo un mese fa contava su cinque riduzioni.

Per Marc Chandler, il biglietto verde non allenterà la sua presa finché i differenziali di tasso continueranno ad ampliarsi.

Giovedì, la differenza tra il tasso americano a 2 anni e il suo equivalente tedesco ha raggiunto il picco più frequentato in quasi due anni (dicembre 2022).

Per Adam Trunquist di LPL, gli indicatori tecnici tuttavia “suggeriscono” che lo slancio al rialzo (del dollaro) potrebbe perdere forza.

        Cours de jeudi Cours de mercredi          20H20 GMT               22H00 GMT  EUR/USD 1,0524                  1,0564  EUR/JPY 164,49                  164,24  EUR/CHF 0,9374                  0,9356  EUR/GBP 0,8311                  0,8312  USD/JPY 156,32                  155,46  USD/CHF 0,8907                  0,8856  GBP/USD 1,2665                  1,2708  

afp/rp

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