TRIBUNA
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Per il matematico David Chavalarias, il social network X (ex Twitter) è diventato un luogo di “disinformazione”. Anche se il suo proprietario, Elon Musk, è nominato membro del governo Trump, ritiene che non sia più possibile continuare a utilizzarlo. Fornisce quindi le chiavi per la migrazione verso piattaforme più democratiche.
Un aggressore sessuale e il delinquente finanziario ha appena vinto incontestabilmente le elezioni presidenziali della prima potenza nucleare. Questo ha sbalordito più di uno. Ma ciò che deve farci riflettere non è tanto il numero degli elettori pro-Trump, che non è molto superiore a quello della sua sconfitta nel 2020 (+0,7% degli elettori registrati al 14 novembre), quanto il margine di voti che ha permesso a Trump di a vincere (+3 milioni di voti rispetto a Harris) e l’influenza del social network di Elon Musk sull’elettorato americano: conta 100 milioni di utenti negli Stati Uniti. E questi, durante la presa del potere del 2022, erano più rappresentativi dell’elettorato di Harris che dell’elettorato di Trump.
La strategia elettorale di Musk è quindi chiara: sfruttare la sua influenza su questo social network per convincere anche una piccola parte dei suoi utenti a cambiare idea a favore di Trump. Aggiungete a ciò il fatto che X è la tradizionale fonte mediatica preferita per trovare i candidati alla lettera e osservare le tendenze politiche, capirete il vantaggio strategico di possedere X.
Acquistando Twitter/X, Musk ha quindi compiuto un colpo da maestro: ha acquisito i dati personali e l’ambiente informativo di gran parte degli elettori democratici e degli elettori indecisi. Parecchi
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