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Fate attenzione agli indici dei prezzi negli Stati Uniti…

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Una crescita continua e sostenuta insieme ad un allentamento dell’inflazione e con numerosi tagli dei tassi da parte della Fed previsti, senza dimenticare i tagli fiscali e la massiccia deregolamentazione a venire, questo è lo scenario “riccioli d’oro” messo in atto dai mercati per diverse settimane.

Ma gli indici dei prezzi pubblicati nelle ultime 48 ore potrebbero indurre alla cautela. Il dato sull'inflazione “core CPI” pubblicato ieri (inflazione di fondo esclusi alimentari ed energia) è stato pari al 3,3%. Si tratta certamente di un dato in linea con il consenso… ma è il terzo mese consecutivo senza progressi dell'inflazione verso l'obiettivo della Fed. Non solo questa cifra rimane relativamente elevata (3,3% rispetto al target del 2%), ma è la prima volta da quando è stato raggiunto il picco dell’inflazione di fondo nel settembre 2022 che si osserva un periodo così lungo senza progressi verso l’obiettivo.

E questo pomeriggio, l'andamento dell'indice dei prezzi alla produzione negli Stati Uniti (indice “core PPI”) si è rivelato più alto del previsto in variazione annua, al 3,1% mentre il consenso prevedeva il 3,0% e con una revisione al rialzo del dato precedente (2,9% contro 2,8%).

Il “problema” è che quest'ultima pubblicazione potrebbe avere conseguenze sull'altra misura di inflazione attesa tra pochi giorni, quella dell'inflazione “core PCE”, la misura di inflazione preferita dalla Fed, cioè quella che utilizza nelle sue proiezioni trimestrali.

Nei minuti successivi alla pubblicazione dei dati questo pomeriggio, il tasso dei decennali americani è salito al 4,48% ed è possibile che questa volta i mercati azionari americani non siano insensibili.

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