40 anni per il Supercross di Parigi e ovviamente un po’ di storia prima di affrontare questa 41esima edizione questo fine settimana. Se c’è una data notevole nella storia della SX più bella del mondo è il 1990. Per la prima volta un francese batte gli specialisti americani della disciplina. Quel giorno, Jean-Michel Bayle divenne re di Bercy!
Nel 1990 furono programmate quattro serate di gare al Supercross Parigi-Bercy. Gli americani sono in forza ma un francese resiste. Meglio ancora, li surclassa, con arte e maniera: Jean-Michel Bayle, vincitore in tutto il suo splendore. Nel 1990, Jean-Michel Bayle è stato il protagonista di questa ottava edizione del Supercross sponsorizzato dai rasoi Philips Tracer. Può battere gli americani in casa dopo averne dato una brillante dimostrazione negli Stati Uniti, vincendo cinque volte, vicecampione della SX 250 avendo saltato due eventi, a soli sette punti dal suo compagno di squadra della Honda, Jeff Stanton.
La Honda numero 8 è entrata nella leggenda quest’anno 90 © MV
Vera rivelazione del campionato statunitense, Jean-Michel ha lottato per tutta la stagione con i migliori: Mike Kiedrowki, Jeff Matiasevich, Jeff Ward, Larry Ward, Mike LaRocco, Damon Bradshaw… giocando con passaggi muscolosi, anche colpi storti, e soppiantando il plateau con una tecnica eccezionale, una condizione fisica impeccabile e una mentalità da guerriero. Nel 1990, oltre al 2° posto nell’US SX, JMB ha alle spalle un titolo di campione del mondo della 125 (1987) e della 250 (1988). In piena ascesa, è atteso come messia a Bercy dove, quattro anni prima, era solo un semplice spettatore! Novità di quest’anno (oltre ad un nuovo campo 125 di altissimo livello che ha richiesto una revisione del format di gara, eliminando la semifinale 250), un tracciato allungato grazie al percorso architettato dal duo Savitski-Fouchet con la complicità di Xavier Audouard, sempre pronto a innovare per rafforzare la Bercy SX nel suo ruolo di locomotiva in Europa. La pista ora si snoda tra le passerelle, un po’ nello spirito dello stadio olimpico di Los Angeles, del Colosseo o del tunnel di Monaco in F1 dove i piloti scompaiono per qualche secondo dalla vista degli spettatori, ma che vengono tenuti d’occhio tramite due schermi giganti.
Il calderone è uno “spettacolo” bollente, sono obbligatori abiti fluo, gli outfit JT non hanno eguali nell’eleganza, i motori a due tempi crepitano impregnando la stanza del profumo di un’essenza che dà le vertigini e Loulou è al microfono, canta un “Bonsoir Paris” che infiamma i nostri cervelli e risuona ancora nelle nostre orecchie. Da mercoledì la finale si svolgerà su 16 round. JMB indossa il suo numero 8, quello che gli regalerà più emozioni in carriera. Jeff Ward ha fatto la migliore partenza, seguito da John Van de Berk, Jeff Stanton e Jean-Michel, quarto. Van de Berk passa per Stanton e JMB, che girano ruota dopo ruota a vantaggio, non senza difficoltà, di Jean-Michel la cui Honda accusa cedimenti a livello di carburazione. In seconda posizione, Jean-Mi ha poi lanciato un attacco a Jeff Ward a ritmo sostenuto. “Ci vorrebbe una specie di miracolo”, proclama Loulou Bernardelli in un’arena carica. E il miracolo avviene. JMB, un passo avanti, recupera terreno, curva dopo curva, metro dopo metro, superando Jeff Ward che mostra stanchezza al penultimo giro. Bercy è in piedi ed entra in comunione con il suo dio dello stadio, JMB vittorioso! Giovedì è stato Jean-Michel Bayle il primo a lasciare la griglia. Si porta dietro John Van de Berk, Guy Cooper (che cadrà nelle whoops in sella alla sua Suzuki), Chris Dugmore, Jeff Stanton…
Su questo tracciato veloce e tecnico allo stesso tempo, i piloti danno vita ad una lotta all’ultimo sangue che non lascia un attimo di tregua. Dietro l’intoccabile JMB, Doug Dubach (Yamaha) precede Jeff Stanton. Seconda vittoria in due giorni per il JMB che, come amava dire Loulou, “sta scrivendo la leggenda”. Terzo round sabato, dopo una giornata di riposo e un tracciato rielaborato in cui è Jeff Ward a partire in testa, JMB è terzo dietro Guy Cooper che cade, ancora una volta negli whoops, aprendo la porta a JMB che parte da Ward’s assalto, il più veloce negli whoops. Il pilota Kawasaki, sentendosi attaccato, ha commesso un errore e ha effettuato uno spettacolare rilascio della moto a mezz’aria sopra il triplo salto, si è rialzato senza difficoltà mentre anche Stanton è caduto. Jean-Michel, che aveva fatto segnare un tempo di 49 secondi per sbarazzarsi di Doug Dubach, è riuscito poi a calmare gli animi, concedendosi altri due secondi per completare il giro, evitando per un pelo e abilmente il pasticcio di Yannig Kervella sotto le sue ruote nei passaggi.
Ha ottenuto la sua terza vittoria davanti a Dubach e Stanton, un vero successo. Nessun pilota ha mai vinto tutte le sere a Bercy, a parte Ricky Johnson nel 1987, ma solo due sere. Ovviamente, dopo questo “e uno, e due, e tre…”, gli 11.000 spettatori, ebbri di felicità, si aspettavano, domenica, una quarta vittoria, un grande slam che avrebbe ulteriormente consacrato JMB come il miglior pilota del mondo. È stata una scommessa persa. Commettendo qualche piccolo errore, vittima di una benzina con un numero di ottano troppo alto e che non corrispondeva alla taratura della carburazione della Honda, Jean-Michel si è piazzato 3° dietro a Jeff Ward e Jeff Stanton in una finale dove abbiamo visto anche Yves Demaria guidare con generosità prima di cadere per l’ennesima volta. Jean-Michel Bayle divenne Re di Bercy e lo fece nuovamente nel 1991, durante un anno prospero, quello della sua tripla corona statunitense (SX, MX 250 e 500), ma questa è un’altra storia…
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