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Di fronte alla guerra in Ucraina e alle pressioni di Trump, l’Europa potrebbe stanziare quasi 400 miliardi di euro per la sua Difesa

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La guerra in Ucraina e il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca stanno portando l’Unione Europea a rivalutare le proprie priorità di bilancio.

Sotto la pressione geopolitica, l’Europa sembra ora porre la difesa al centro delle sue priorità. Trump ha anche intensificato le preoccupazioni all’interno dell’UE affermando che, come presidente, potrebbe incoraggiare la Russia ad agire liberamente contro i paesi della NATO che non investono abbastanza nella loro difesa. Per prevenire questo rischio, Bruxelles prenderebbe in considerazione, secondo Tempi finanziarimodificare le regole di bilancio per mobilitare un’ampia quota dei fondi di coesione.

Riorientare i fondi di coesione: un progetto senza precedenti

Ricordiamo che l’Unione Europea definisce il proprio bilancio ogni 7 anni attraverso un “quadro finanziario pluriennale”. Ogni Stato membro vi contribuisce ogni anno, a seconda del suo livello di ricchezza nazionale. Il bilancio dell’UE per il periodo 2021-2027 ammonta a 1.074,3 miliardi di euro. Di questi fondi, circa 379 miliardi di euro sono destinati alla politica di coesione per lo stesso periodo, pari a un terzo del bilancio dell’UE. Questi fondi mirano a ridurre le disparità economiche tra le regioni dell’Unione. Finanziano diversi progetti nei 27 Stati membri, siano essi trasporti, ambiente o occupazione giovanile, su tutto il territorio europeo.

La politica di coesione comprende quattro principali fondi specializzati:
Il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) : 226 miliardi di euro a sostegno della ricerca, del digitale, delle PMI e dell’ambiente.
Il Fondo sociale europeo (FSE+) : 88 miliardi di euro per lavoro, formazione e inclusione sociale.
Il Fondo per una transizione giusta (JTF) : 20 miliardi di euro per la transizione energetica.
Il Fondo di Coesione (FC) : 39 miliardi di euro per gli Stati membri meno sviluppati.

La politica di coesione è spesso criticata, soprattutto perché rappresenta una quota importante della spesa dell’UE. Alcuni lo criticano perché accentua le disparità: nelle regioni meno sviluppate i fondi servono soprattutto a finanziare le infrastrutture essenziali, mentre nelle regioni più ricche vanno all’innovazione e al capitale umano, senza colmare il divario.

Molto criticato il nuovo commissario incaricato dei fondi di coesione

Critiche che non rischiano di spegnersi subito visto che è Raffaele Fitto, candidato di Georgia Meloni e membro del partito di estrema destra Fratelli d’Italia, che Ursula von der Leyen ha nominato vicepresidente responsabile per i fondi di coesione. Una nomina che fa scalpore e che da giorni sarebbe oggetto di ricatti. Fitto è il candidato che più probabilmente verrà respinto vista l’opposizione dei socialdemocratici (S&D) e dei liberali (Renew Europe). Per evitare questo rifiuto, i democratici cristiani (PPE), che hanno una maggioranza alternativa con i conservatori e l’estrema destra, minacciano di bloccare le candidature della spagnola Teresa Ribera (Clima) e quella del francese Stéphane Séjourné (Strategia industriale). ).

Questo mercoledì i socialisti e i socialdemocratici del gruppo S&D al Parlamento europeo sono arrivati ​​al punto di mettere in dubbio il loro via libera alla nuova squadra di von der Leyen II, accusando i democratici cristiani del Partito popolare europeo (PPE) e il loro capogruppo Manfred Weber per aver voluto spezzare la maggioranza europeista schierandosi con l’estrema destra. Il contesto è così teso che la valutazione dei candidati ai posti di vicepresidente della Commissione è stata rinviata senza una data fissa. La von der Leyen avrebbe dovuto consultare i vari gruppi politici nel corso della giornata.

Sarebbe stato utilizzato solo il 5% dei fondi di coesione

In attesa della nomina del nuovo commissario, ad oggi è stato speso solo il 5% circa di questi fondi Tempi finanziaricon una spesa ancora più bassa in Polonia, Italia e Spagna, i principali beneficiari. La priorità per questi paesi è stata quella di utilizzare i fondi per la ripresa messi in atto dopo la pandemia, che scadono nel 2026.

Ciò lascia una grande riserva di fondi, aprendo la strada a una maggiore flessibilità. La Commissione propone che questi fondi consentano agli Stati anche di finanziare attrezzature per uso civile e militare, come la produzione di droni o il rafforzamento delle infrastrutture per il trasporto di attrezzature militari. Tuttavia, questi finanziamenti rimarranno limitati: non comprendono l’acquisto diretto di armi o investimenti diretti negli eserciti. Non si tratta di una modifica formale delle regole, ma di un “chiarimento” che specifica cosa è consentito o meno.

Accolto positivamente

Questo riorientamento sarebbe particolarmente favorevole agli stati in prima linea contro la Russia, come la Polonia e gli Stati baltici, mentre la Germania accoglierebbe con favore una modernizzazione delle sue infrastrutture di trasporto essenziali per la mobilità militare. Fino al 2027, la Germania dovrebbe ricevere 39 miliardi di euro in fondi di coesione. Anche i paesi contributori netti, come i Paesi Bassi e la Svezia, accolgono con favore questo cambiamento, ritenendo che l’utilizzo dei fondi esistenti sia preferibile alla creazione di un debito comune o alla concessione di ulteriori finanziamenti europei, sempre secondo Tempi finanziari.

Non abbastanza

Nonostante questo sforzo, è improbabile che sia sufficiente a colmare il divario dell’Europa con potenze come Russia o Cina. Secondo Andrius Kubilius, futuro commissario europeo alla Difesa, i paesi dell’UE hanno sottoinvestito di circa 1.000 miliardi di euro rispetto a questi due paesi, e questo divario si allarga ogni giorno. Si stima che entro il 2025 la Russia potrebbe investire, in termini di parità di potere d’acquisto, nella sua difesa più di tutti i paesi dell’UE messi insieme.

I negoziati per il prossimo bilancio europeo inizieranno il prossimo anno per il periodo post-2027. Un rapporto dell’ex presidente finlandese Sauli Niinistö raccomanda di destinare il 20% di questo budget alla difesa. L’attuale riallocazione dei fondi potrebbe quindi essere solo un primo passo verso una politica di difesa più ambiziosa.

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