Londra (awp/afp) – I prezzi del petrolio salgono leggermente mercoledì, nonostante l'abbondante offerta sul mercato, spinti dalle notizie dalla COP29, dove i leader dei paesi ricchi, ispirati da Donald Trump, sono riluttanti ad accelerare gli sforzi per uscire dai combustibili fossili.
Intorno alle 10:30 GMT (11:30 CET), il prezzo di un barile di Brent del Mare del Nord, con consegna a gennaio, è aumentato dello 0,75% a 72,63 dollari.
Il suo equivalente americano, il barile di West Texas Intermediate (WTI), con consegna a dicembre, ha guadagnato lo 0,79%, a 68,86 dollari.
L'aumento della giornata è legato ad una relativa rivalutazione dei “dati geopolitici” della presidenza di Donald Trump, spiegano gli analisti di Energi Danmark.
Il ritorno al potere negli Stati Uniti per quattro anni di Donald Trump, molto favorevole ai combustibili fossili, vanifica gli sforzi volti ad accelerare la riduzione delle emissioni di gas serra.
“Nulla indica ancora che l’uso dei combustibili fossili abbia raggiunto il suo massimo”, ha dichiarato il professor Pierre Friedlingstein, dell’Università britannica di Exeter, il terzo giorno della COP29 in cui i leader dei paesi ricchi sono riluttanti ad accelerare gli sforzi sul clima.
Inoltre, “il ritiro di Israele dai negoziati per il cessate il fuoco in Libano” fa temere che il conflitto alla fine si estenderà all'Iran, stima John Evans, analista del PVM.
L’Iran è tra i dieci maggiori produttori di petrolio e ha il terzo posto per riserve accertate dopo Venezuela e Arabia Saudita. Un attacco alla sua infrastruttura energetica causerebbe interruzioni dell’approvvigionamento e un forte aumento dei prezzi nel breve termine.
Per il momento, i prezzi del petrolio si mantengono su livelli relativamente bassi, dopo un calo di quasi il 5% in due sessioni, venerdì e lunedì, a causa di un mercato con un eccesso di offerta.
L'OPEC (Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) ha abbassato martedì le previsioni sulla domanda di petrolio per il quarto mese consecutivo, a causa delle revisioni al ribasso della domanda da parte della Cina, il più grande importatore mondiale di oro nero, e il rallentamento economico ha trascinato al ribasso i prezzi per diversi mesi.
Questa settimana sono previsti anche i rapporti mensili sulla domanda e sulla produzione di petrolio della US Information Administration e dell’International Energy Agency (IEA).
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