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L’Ucraina condannata a una morte lenta

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L’Ucraina è con le spalle al muro: solo nel mese di ottobre Mosca ha sequestrato 490 km2 di territorio – la più grande avanzata in un anno – e le truppe russe sono sul punto di raggiungere una svolta che potrebbe rivelarsi decisiva nell’est del paese. Per finire, le consegne di armi occidentali a Kiev sono rallentate considerevolmente da diversi mesi.

In questo contesto, il vertice della Comunità politica europea, organizzato a Budapest [le 7 novembre]è stato un vero disastro per Volodymyr Zelenskyj. A parte qualche dichiarazione astrusa sul ruolo degli europei, che non possono più fare affidamento sugli americani per garantire la propria sicurezza (secondo Emmanuel Macron), e inviti a garantire equità e integrità nella lotta contro Mosca (nelle parole di Ursula von der Leyen), il presidente ucraino non ha ancora ottenuto un forte sostegno.

Per avere un’idea del futuro che attende l’Ucraina basta ascoltare le recenti dichiarazioni del primo ministro ungherese Viktor Orban. Ha ragione ad affermare che gli europei non potrebbero sostenere l’Ucraina senza l’aiuto di Washington.

Le parole di Orban hanno tanto più peso in quanto amico intimo di Donald Trump, che aveva restituito una vite

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Christoph B. Schiltz

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