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Record di gas serra nel 2023: un allarme allarmante delle Nazioni Unite prima della COP29

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Il 28 ottobre l’ONU ha pubblicato un rapporto allarmante sul continuo aumento delle concentrazioni di gas serra (GHG) nell’atmosfera. Mentre a Baku si terrà a breve la COP29, l’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) avverte che questo continuo aumento delle emissioni rende ancora più difficile limitare il riscaldamento globale a +2°C, obiettivo fissato dall’Accordo di Parigi. Nel 2023, i livelli di CO2, metano (CH4) e protossido di azoto (N2O) hanno raggiunto livelli record, prefigurando un certo aumento delle temperature per gli anni a venire. “Un altro anno, un altro record”, ha lamentato Celeste Saulo, segretario generale della WMO, esortando i decisori ad agire.

Questo rapporto annuale sui gas serra, pubblicato dall’ONU poco prima della conferenza sul clima, evidenzia in particolare l’accelerazione dell’accumulo di CO2 nell’atmosfera, aumentato di oltre il 10% in vent’anni. L’OMM spiega che questi dati non sono semplici dati astratti: ogni aumento, anche piccolo, delle concentrazioni di gas ha conseguenze reali e tangibili per il pianeta e i suoi abitanti.

Impegni ancora insufficienti per contenere il riscaldamento globale

Alla COP21, i paesi si sono impegnati a limitare il riscaldamento a 2°C rispetto ai livelli preindustriali, o addirittura a 1,5°C, se possibile. Tuttavia, un altro rapporto delle Nazioni Unite sul clima, pubblicato lo stesso giorno, indica che gli impegni attuali consentiranno solo una riduzione del 2,6% delle emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto al 2019, quando sarebbe necessario puntare a una riduzione del 43% per sperare di limitare l’aumento. a 1,5°C. La persistenza delle emissioni porta ad un continuo accumulo di gas serra nell’atmosfera che, secondo l’OMM, garantisce un aumento delle temperature nei prossimi decenni.

Le letture del 2023 mostrano concentrazioni di CO2 che raggiungono 420 parti per milione (ppm), metano a 1.934 parti per miliardo (ppb) e protossido di azoto a 336 ppb. Questi valori superano i livelli del 1750 rispettivamente del 151%, 265% e 125%. Secondo Celeste Saulo, queste cifre mostrano chiaramente che l’aumento delle concentrazioni ha effetti molto reali, poiché ogni frazione aggiuntiva di grado influenza direttamente gli ecosistemi. e condizioni di vita.

Verso un possibile circolo vizioso climatico

La CO2, responsabile del 64% del riscaldamento, è aumentata di 2,3 ppm nel 2023, segnando il dodicesimo anno consecutivo in cui questo aumento ha superato i 2 ppm, a causa delle elevate emissioni di combustibili fossili durante gli anni 2010 e 2020. Questo livello di concentrazione di CO2 ricorda condizioni da 3 a 5 milioni di anni fa, quando la temperatura globale era da 2 a 3°C più alta e il livello di mari molto più alti.

Sebbene circa la metà delle emissioni di CO2 siano assorbite dagli oceani e dagli ecosistemi terrestri, l’OMM mette in guardia da un potenziale “circolo vizioso” in cui questi ecosistemi, destabilizzati dai cambiamenti climatici, potrebbero diventare essi stessi fonti di emissioni. Gli incendi boschivi, ad esempio, rilasciano quantità significative di carbonio, mentre gli oceani più caldi rischiano di ridurre la loro capacità di assorbire CO2. Secondo Ko Barret, vice segretario generale dell’OMM, ciò potrebbe portare ad un’accelerazione del riscaldamento, creando un ciclo che peggiora gli effetti del cambiamento climatico.

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