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Quando la Francia dice sì al Marocco, l’Algeria dice no

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Recentemente, la Francia ha fatto un passo avanti sostenendo di fatto il carattere marocchino del Sahara Occidentale, territorio rivendicato dal Marocco per decenni e la cui annessione è contestata dal Fronte Polisario, sostenuto dall’Algeria. Questo gesto di Parigi ha innescato un’onda d’urto nelle già fragili relazioni tra Francia e Algeria, rivelando una divisione sempre più visibile nell’Africa settentrionale.

Con questo sostegno al Marocco, la Francia cerca innanzitutto di consolidare i suoi legami con un alleato strategico, ma in cambio si espone al rifiuto dell’Algeria, partner storico e potenza regionale. Questo “sì” pronunciato a favore di Rabat risuona come un “no” implicito espresso ad Algeri. Ma al di là del semplice gioco di alleanze, quali sono le reali problematiche e le prospettive di questa decisione per la regione?

Dall'indipendenza dell'Algeria nel 1962, i rapporti con l'ex potenza coloniale hanno vissuto alti e bassi, segnati da ricordi dolorosi e da una persistente sfiducia. Nonostante i tentativi di riavvicinamento, le differenze politiche e storiche riemergono regolarmente, rendendo ogni passo avanti fragile e provvisorio. La decisione della Francia di sostenere ufficialmente il Marocco nella questione del Sahara Occidentale ha ravvivato questa sfiducia, al punto da distruggere le speranze di riconciliazione.

Per l’Algeria, che vuole farsi portavoce del diritto dei popoli all’autodeterminazione, questo riconoscimento è visto come un affronto. Mette in pericolo l’equilibrio diplomatico in una regione dove la Francia aveva cercato di mantenere una facciata di neutralità. Ora, Algeri vede questa decisione come una prova del fatto che la Francia sta dando priorità ai propri interessi strategici ed economici rispetto alla stabilità regionale.

Il conflitto del Sahara Occidentale è una delle ultime vestigia della decolonizzazione africana, una questione che l’ONU considera ancora irrisolta. Da decenni il Fronte Polisario, sostenuto dall’Algeria, chiede l’indipendenza del Sahara Occidentale di fronte al desiderio di annessione del Marocco. La Francia, sostenendo Rabat, partecipa così a una questione estremamente delicata e complica la situazione diplomatica.

Lungi dal pacificare la regione, questa posizione rischia di polarizzare ulteriormente il Maghreb e di rafforzare le tensioni tra Algeria e Marocco. Quest'ultimo si sente rafforzato nella sua posizione, mentre Algeri considera questo sostegno una provocazione e, ai suoi occhi, un sostegno illegittimo. Scegliendo di schierarsi con Rabat, Parigi corre il rischio di infiammare una questione che continua a dividere la regione e a minare l’Unione del Maghreb Arabo (UMA), sebbene sia stata fondata per promuovere la cooperazione tra i paesi del Maghreb.

Questa decisione ha ripercussioni che vanno oltre il Maghreb. Lascia il campo aperto a nuovi attori internazionali pronti a riempire il vuoto lasciato da una Francia che sta gradualmente perdendo l'influenza che un tempo aveva in questa regione. Russia, Cina, Stati Uniti, Turchia, Emirati Arabi Uniti e perfino Israele vedono in questo contesto instabile un’opportunità per rafforzare la propria presenza ed espandere la propria influenza.

L’Algeria, in particolare, potrebbe essere tentata di rafforzare le sue alleanze con partner che le offrano sostegno senza ambivalenza. Rivolgendosi alla Russia o alla Cina, Algeri potrebbe controbilanciare il peso di Francia e Marocco, ma a quale costo? In effetti, questo allineamento strategico rischia di internazionalizzare ulteriormente un conflitto già complesso, in cui ciascuna potenza difende i propri interessi.

Il pericolo per il Maghreb risiede in questa divisione che diventa sempre più visibile. Sostenendo il Marocco, la Francia spinge Algeri tra le braccia di altri alleati e incoraggia una rivalità che indebolisce l’intera regione. Il Maghreb è già segnato dall’assenza di cooperazione regionale, l’AMU è paralizzata da decenni dalle tensioni algerino-marocchine. Questo nuovo episodio rischia di bloccare ulteriormente gli scambi e di congelare le posizioni di ciascun Paese.

Il problema è che questa situazione non va a vantaggio né delle popolazioni né della stabilità della regione. Le nazioni del Maghreb, nonostante le loro differenze, condividono interessi comuni: sicurezza, sviluppo economico e stabilità. Ma questi obiettivi rimangono irraggiungibili finché le tensioni continuano a dominare la diplomazia regionale e finché le grandi potenze contribuiscono ad alimentare le rivalità.

La decisione della Francia di sostenere il Marocco nella questione del Sahara Occidentale rischia di segnare un punto di non ritorno nelle sue relazioni con l'Algeria. Privilegiando interessi contingenti, Parigi si allontana dai principi di neutralità e giustizia che sono tuttavia essenziali per allentare le tensioni nel Maghreb. Da parte sua, l’Algeria potrebbe cercare di rafforzare le sue alleanze esterne, in una dinamica che rischia di abbracciare ulteriormente il Nord Africa.

Di fronte a questo imbroglio, la domanda resta aperta: riuscirà il Maghreb a superare le rivalità e ad affrontare le pressioni esterne per costruire un futuro basato sulla cooperazione e sul rispetto dei diritti dei popoli? Per la Francia, la questione è se è disposta a favorire un approccio equilibrato, che tenga conto delle legittime aspirazioni di tutti i paesi della regione, o se continua a fare affidamento su alleanze che, sebbene strategiche a breve termine, mettono in pericolo pace.

Il riconoscimento da parte della Francia della natura marocchina del Sahara Occidentale segna un nuovo punto di svolta nelle relazioni franco-algerine, già segnate da complessità storica e rivalità politiche. Questa scelta, sostenendo il Marocco su una questione così delicata, accentua una polarizzazione regionale che non si limita più al Maghreb: apre ulteriormente il Nord Africa alle influenze di potenze esterne, pronte a sfruttare le fratture per i propri interessi strategici.

Francia e Algeria, di fronte a questa impasse, devono prendere ciascuna decisioni cruciali per il futuro delle loro relazioni e per la stabilità regionale. Per la Francia si tratta di non cedere ad una politica a breve termine, focalizzata solo sulle sue alleanze una tantum, a scapito dei principi di giustizia e di rispetto dei diritti dei popoli. Per l’Algeria, la sfida è trovare nuovi partner, rafforzare le sue alleanze africane e internazionali e mantenere il suo ruolo nel sostenere i diritti all’autodeterminazione.

Questo dossier evidenzia la fragilità degli equilibri diplomatici nel Maghreb, ma anche l’importanza di un dialogo autentico. Francia e Algeria, per evitare di diventare ostaggio di un passato doloroso o degli interessi concorrenti di potenze lontane, devono esplorare vie più sincere di cooperazione basate sul rispetto reciproco. In un momento in cui i confini e la sovranità sono contestati da tutte le parti, il Maghreb, ricco della sua storia e delle sue risorse umane e naturali, non può essere un terreno di gioco per potenze esterne; deve ridiventare uno spazio di dialogo e stabilità, per sé e per l’Africa nel suo insieme.

La domanda rimane quindi aperta: Francia e Algeria riusciranno a superare le divisioni e a costruire una visione comune per il futuro? La scelta della pacificazione e della cooperazione, per essere davvero vantaggiosa, deve porre al centro delle relazioni il rispetto dei diritti dei popoli, lontano da effimeri calcoli strategici.

“Le grandi potenze non vedono i confini come linee di separazione, ma come linee di gioco in cui ogni mossa ridefinisce l’equilibrio. La vera sfida per le nazioni è scegliere se essere pedine o giocatori. »

Dottor A. Boumezrag

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