Il ritorno a scuola di François Ruffin riflette la sua immagine: multitasking. Cinema, letteratura, anche politica… Dopo l’editoria un libro, Itinerario. Tutta la mia Francia, non la metà (I legami che liberano, 160 pagine, 12 euro), che fece scalpore annunciando definitivamente la sua rottura con Jean-Luc Mélenchon e La France insoumise (LFI), da lui diretto una commedia sociale documentaristica, Mettiti al lavoro!sulla disconnessione delle classi superiori. Il film è uscito nelle sale mercoledì 6 novembre. Otto anni dopo Grazie capo!François Ruffin questa volta si tuffa in Sarah Saldmann, un’avvocatessa controversa a cui piace attaccare “assistenza” sulle antenne di Vincent Bolloré, alle prese quotidianamente con i lavoratori a salario minimo.
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In questo momento, il deputato della Somme è tanto in tournée promozionale quanto all’Assemblea nazionale, dove siede ora con Les Ecologistes. Ancora un altro film, anche se è a « manifesto politico» secondo le sue stesse parole, potrà innescare un nuovo capitolo nel suo percorso politico? In un momento in cui Edouard Philippe è già uscito dal bosco, dove Jean-Luc Mélenchon e Marine Le Pen sembrano già prepararsi, tutti attendono un atto spettacolare del tipo che appare sempre, nei sondaggi d’opinione in cima alla lista delle personalità che probabilmente incarneranno la sinistra nelle elezioni presidenziali del 2027.
Lunedì 4 novembre, in un caffè vicino al Palazzo Borbone, il vicereporter impiega un’ora per rispondere a questa domanda capitale. Sta pensando al 2027? «Oui»…Silenzio…Tutto qui? Tanto più che il presidente del suo micropartito, Piccardia in piedi, Guillaume Ancelet ci ha detto, molto sicuro di sé: “François è un conquistatore. » Ma, sempre, l’interessato è riluttante a esporsi. Devi assillarlo affinché finalmente verbalizzi: “Certo, è ovvio… Il 2027 è una carta sul tavolo, spiega, come se le sue intenzioni fossero sempre state conosciute. Non ci sarà altra via che una via di libertà e audacia per rispondere a un’aspirazione profonda del popolo di sinistra. »
“François, è Van Gogh”
In realtà, François Ruffin non ha mai considerato così esplicitamente una candidatura presidenziale, accontentandosi di postare qualche ricorrente, ma ambigua, cartolina rivolta al microcosmo e all’opinione pubblica. Una mancanza di direzione chiara che ha finito per far dubitare chi gli stava vicino. A Flixecourt (Somme), al suo primo ritorno politico, il 31 agosto, non aveva delineato nulla per il futuro, ma ha lasciato un assaggio di lavoro in sospeso ai mille attivisti accorsi ad applaudirlo. Inizialmente, un grande annuncio era ben pianificato… “C’è stato un percorso fino alla sera del 9 giugno. Ma gli elementi sono arrivati a dare una scossa a questo percorso: lo scioglimento, la chiamata al Fronte popolare e un’elezione legislativa complicata di fronte all’ondata RN”risponde.
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