Il PSG ha perso all’ultimo secondo contro l’Atlético Madrid, non senza aver aperto le marcature e dominato ampiamente la partita altrove. Uno sguardo alle prestazioni individuali dei parigini caso per caso.
Donnarumma: Partendo come previsto, ha vissuto una partita probabilmente molto frustrante fino agli ultimi secondi con questo primo gol subito su un tiro imparabile mentre poco prima era stato efficace contro Simeone. Ma mentre l’italiano ne aveva abbastanza per salvare un punto per la sua squadra, l’ha abbandonato nel momento peggiore con questa mano troppo morbida che non ha respinto il tiro di Correa. Quattro partite di Champions League e già due sconfitte in cui è almeno impegnata la sua responsabilità.
Giudice: Il marocchino non si è fermato durante la partita ed è stato una minaccia permanente per l’Atlético con le sue corse dal primo all’ultimo secondo. È stato lui a segnare il primo gol della partita e l’ultimo per i parigini. Tra i due impossibile criticare la sua attività ma la sua mancanza di lucidità sotto porta non ha fatto altro che crescere e i piccoli errori sono diventati via via grandi, con scelte finali del tutto controproducenti. In difesa ha fatto il suo lavoro, con diversi buoni ritorni.
Marquinhos: In una partita in cui l’Atlético non ha nemmeno attaccato perché era così dominato, il capitano brasiliano ha saputo gestire la giornata alla perfezione. Di fronte ad un Alvarez attivo ma limitato, Marquinhos ha fatto bene e lo ha spento con la lettura della partita ma è stato anche particolarmente bravo a tagliare cross. Soprattutto a livello di Champions League, ha dato anche un deciso contributo offensivo con questo passaggio perfetto per Hakimi. D’altra parte, ha firmato ancora una volta un colpo di testa troppo morbido da un’ottima posizione.
Là : L’ecuadoriano, come sempre, ha dominato nei duelli e non si è lasciato sfuggire molto su questo punto, bloccando l’asse della porta per tutta la partita. Nonostante tutto è rimasto scontento sulla prima con una deviazione involontaria che lo ha messo fuori posizione e poi non ha fatto in tempo a rientrare sulla seconda. Con la palla ha spesso scelto la via più facile ma ha realizzato dei cross interessanti.
Nuno Mendes: Che il portoghese è costato caro alla sua squadra questo mercoledì, con un coinvolgimento enorme sui due gol: scarso recupero poi piazzamento casuale sul primo, assenza di qualsiasi intervento sul secondo. Ancora più imbarazzante, le sue debolezze difensive sono state diffuse durante tutta la partita e ha lottato regolarmente contro Giuliano Simeone che festeggiava il suo primo esordio in Champions League. Fortunatamente ha avuto un buon periodo nell’ultima mezz’ora ma le carenze sono state evidenti e si sono ripetute settimana dopo settimana. In attacco ha firmato dei buoni cross ma ha faticato a fare la differenza con la palla.
Zaire-Emery: Il giovane centrocampista parigino ha segnato un gol e dobbiamo onorare in questa occasione il fatto che sia stato il primo giocatore del PSG in questa stagione a mostrare lucidità e tocco in una situazione del genere in Champions League. Peccato che il resto della sua partita sia stato l’esatto contrario di questo gol pieno di carattere e classe. Il corridore destro parigino correva molto per colmare le lacune ma era troppo timido e lento con la palla.
Prima classe lo ha sostituito nel finale di gara e la sua presenza ha fatto bene, sistemando un po’ la difesa. Ha anche fatto alcune deviazioni utili quando è stato chiamato in causa nel gioco lungo.
Vitina: La sentinella parigina non smette mai di deludere e il suo primo tempo è stato ancora una volta totalmente catastrofico con una totale incapacità di dare vita alla palla e indirizzarla per far soffrire l’avversario. Al contrario, l’Atlético si è divertito a vederlo toccare la palla per niente. Per fortuna Vitinha è stato un po’ più vivace e mobile nella ripresa, partecipando al lungo clou parigino, ma si è reso molto colpevole sul gol vittoria del Real, aprendo la strada verso la porta con una finta tutt’altro che brillante. Una mezza sorpresa visto quanto sulla difensiva è fuori gioco.
Neves: Posizionato come centrocampista sinistro, il portoghese non è riuscito a ripristinare in questo ruolo tutto il legame che aveva portato nella sua corsia durante la partita di Marsiglia. Come Vitinha, la sua lentezza con la palla e i suoi molteplici tocchi di palla erano un incubo per la sua squadra e una delizia per l’avversario mentre non riusciva mai a integrarsi veramente con i giocatori intorno a lui. Fortunatamente ha avuto una buona presenza difensiva con diversi interventi che sono stati buoni.
Fabiano Ruiz lo ha sostituito e lo spagnolo ha portato presenza sulla fascia sinistra, permettendo soprattutto a Barcola di esistere davvero e a Nuno Mendes di poter salire un po’. D’altronde ha avuto gli stessi problemi degli altri centrocampisti nel dare il passaggio che fa male all’avversario.
Dembelé: L’esterno parigino era in vista fin dai primi secondi ed è stato per molto tempo l’ispiratore numero 1 del gioco parigino, se non l’unica minaccia. Galan ha avuto una brutta serata contro di lui e Lenglet non ha potuto fare nulla quando Dembélé si è precipitato davanti a lui per strappare la palla e servire Zaire-Emery in porta. Ma come Hakimi, Dembélé col tempo si è logorato e ha perso progressivamente molta lucidità, perdendo quindi molte cose nell’ultimo terzo della partita quando aveva bisogno di avere le idee più chiare possibili. Difficile dargli torto visto che ha già compiuto l’aggressione.
Dotato lo ha sostituito negli ultimi secondi, senza riuscire a distinguersi.
Asensio: Allineato in falso punto, lo spagnolo era un fantasma in questa partita. Riuscì nell’impresa di non pesare sulla difesa come farebbe un numero 9, né di essere utile in partita ai compagni come potrebbe fare un falso numero 9. E anche se all’inizio del secondo tempo aveva finalmente cominciato a farsi più visibile, ha rovinato tutto con un errore clamoroso su un bel cross da dietro.
Lee lo sostituì e lui fu più mobile, posizionandosi più sul lato destro che in asse. Ma se toccava spesso la palla e ne perdeva solo poche, non faceva molta differenza. A suo merito va detto che il tiro potente è stato respinto male da Oblak e Hakimi è stato molto vicino a trasformare in gol.
Barcola : La sua prima ora di gioco è stata l’esatto opposto di quello che ci si aspetta da un giocatore della sua presunta classe: assolutamente nessun pericolo per l’avversario nel suo registro offensivo con mobilità zero e prestazioni dell’ala al limite ridicole con lentezza e tocchi di palla inutili dappertutto il posto. È entrato in azione nel finale di partita, trovando finalmente un po’ di pugno e di gambe, ma poi ha mancato di precisione nelle scelte e soprattutto ha fatto brillare Oblak. Anche in difesa non si è stancato troppo, il che significa un record a dir poco scarso.
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