Per quanto riguarda la polemica sul suo rapporto RTBF in Crimea, dove era entrata attraverso la Russia, ha smentito le accuse di un funzionario eletto dell’AfD sostenendo che l’invito proveniva “dalla figlia di Putin” e mettendo in dubbio il suo sostegno all’Ucraina. “Questo invito è arrivato da un artista che viveva in Belgio”, ha risposto. “Non c’è dubbio che io, come ministro degli Affari esteri, ho sempre difeso la sovranità dell’Ucraina sulla Crimea”, ha detto Hadja Lahbib, sottolineando la sua vicinanza al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nonché il sostegno armato e finanziario del Belgio a Kiev.
Sulla competenza degli aiuti umanitari, i funzionari eletti di estrema destra hanno attaccato il candidato per il sostegno belga ed europeo all’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, i cui agenti Israele accusa di sostenere il terrorismo. Il ministro ha ribadito la posizione dell’Ue: se non c’è rischio zero, c’è tolleranza zero; vengono effettuati controlli estremamente severi e l’UE continua a sostenere l’ONU.
Interrogato per l’ennesima volta sulla Crimea, il ministro ha però sbagliato a rispondere sulla questione iraniana. Per passare senza problemi, Hadja Lahbib ha bisogno del sostegno dei coordinatori dei gruppi politici che rappresentano i due terzi dei comitati coinvolti. È quindi necessario anche il sostegno di ECR, oltre a quello del PPE, dei S&D, di Renew e dei Verdi/ALE. Ulteriori interrogazioni scritte, o anche una nuova udienza, sono teoricamente possibili se il resoconto non c’è. Alla fine si potrebbe procedere ad una votazione a maggioranza semplice.
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