Si tratta “del calo annuale più grande degli ultimi decenni, ad eccezione del 2020, quando il Covid-19 ha portato a una riduzione delle emissioni del 9,8%”, sottolinea Bruxelles in un comunicato. “Le emissioni nette di gas serra sono oggi inferiori del 37% rispetto ai livelli del 1990, mentre il PIL è aumentato del 68% nello stesso periodo”, segno del “continua disaccoppiamento tra emissioni e crescita economica”, sostiene l'esecutivo europeo. “L’UE resta sulla buona strada per rispettare l’impegno di ridurre le proprie emissioni almeno del 55% entro il 2030”, assicura inoltre la Commissione. Le emissioni derivanti dalla produzione di energia elettrica e dal riscaldamento sono diminuite del 24% rispetto al 2022, grazie allo sviluppo delle turbine eoliche e dei pannelli solari e alla “transizione dal carbone”. Nel 2023, le rinnovabili hanno rappresentato il 44,7% della produzione elettrica nell’Unione Europea (+12,4%) contro il 32,5% dell’elettricità prodotta da combustibili fossili (-19,7%) e il 22,8% (+1,2%) dalle centrali nucleari. Il mix elettrico, tuttavia, varia molto a seconda del Paese europeo. Anche le emissioni del settore aereo sono aumentate del 9,5% in Europa, continuando la tendenza post-Covid.
Bruxelles punta a raggiungere la neutralità climatica nel 2050. Uno dei primi compiti della nuova squadra di Ursula von der Leyen, che entrerà in carica all'inizio di dicembre, sarà quello di negoziare l'obiettivo del 2040, per il quale la Commissione raccomanda un obiettivo del 90% riduzione delle emissioni di gas serra rispetto al 1990. Ma la destra, la principale forza del Parlamento europeo, guarda a questo dato con cautela. La riduzione del 90% delle emissioni entro il 2040 è “estremamente ambiziosa”. “Dobbiamo discutere con le parti interessate per vedere se è fattibile”, ha già avvertito l’eurodeputato del PPE Peter Liese. L'impennata dell'estrema destra alle ultime elezioni europee fa temere anche alle ONG un disfacimento delle ambizioni ambientali dell'UE.
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