C'era ovviamente il film di Denis Villeneuve; questo magnifico lavoro del 2010 aveva lasciato un grande segno nella mente delle persone. Ma ora, dopo il grande schermo, Incendil'opera teatrale di Wajdi Mouawad, torna in scena con uno spettacolo magnifico al Duceppe, tra dolore, amore e scoperta di sé.
A più di vent'anni dalla sua prima creazione, la tragica storia di Nawal, madre di tre bambini che ha vissuto gli orrori della guerra nel “suo paese dove non piove mai”, riemerge, questa volta in una produzione congiunta di Elkahna e Ines Talbi.
Nella vasta sala della Place-des-Arts, gremita per l'occasione, ecco la storia cruenta di questa donna, fuggita dal suo piccolo villaggio, dopo aver dovuto dare in adozione il suo primo figlio, e le cui peregrinazioni spingeranno i suoi due altri discendenti, i gemelli Simon e Jeanne, per ritornare alla storia molti anni dopo, in seguito alla morte della madre.
Ritorno alle origini, quindi, per questa saga familiare che abbraccia due continenti e diversi decenni. In un'ambientazione particolarmente raffinata, dove i pezzi staccabili di quello che sembra un tumulo fungono da sedili, cumuli di terra, scrivanie e altri elementi fisici che a volte sembrano ostacoli invalicabili, i nostri personaggi si alternano tra momento presente e ritorni dolci quanto amari.
Al centro di un cast molto solido, troviamo Sabrina Bégin Tejeda (Jeanne) e Neil Elias (Simon); il primo è un professore di matematica avanzata, quanto cartesiano si possa essere, a quanto pare. Il secondo è un pugile dilettante, arrabbiato, impulsivo… Simon non ha mai perdonato il silenzio in cui si è rinchiusa sua madre negli ultimi cinque anni della sua vita. Un silenzio riconducibile a una verità più terribile della morte, e che scoppierà in faccia ai nostri protagonisti verso la fine di questa maratona di più di due ore, senza interruzioni.
Ma al centro di tutto questo, al centro di tutto, troviamo una Dominique Pétin tanto imperiale quanto cancellata, tanto maestosa e magnifica quanto può essere ferita e sminuita. Nei panni di questa giovane donna costretta ad abbandonare il suo primo figlio, poi di questa stessa giovane donna piena di speranza, di questo esilio gettato sulle strade a causa della guerra, di questa madre che ha attraversato l'inferno che finirà (quasi) portando il suo segreto nella tomba, l'attrice è potente, terrificante, magnifica, persino completamente umana.
Di fronte a linee che vanno dalle più semplici alle più complesse, dalle più leggere alle più dirette, l'attrice ci trasporta in una tempesta di emozioni e riflessioni sulla speranza di una vita migliore, sul peso delle tradizioni, sul peso della paura , su questo miscuglio di amore e rabbia apparentemente inestricabili dall'essere genitore… Spesso riceviamo le sue dichiarazioni come tanti colpi assestati con forza.
Sì, per chi ha visto il film, o qualunque altra variante di questa pièce che ha già festeggiato le sue prime 20 candeline, non ci sarà alcuna sorpresa in senso stretto. Ma resta il fatto che tra l'aspetto forse un po' più “fisso” di un'opera della settima arte, e quello più “vivo” del teatro, le esperienze sono sicuramente diverse. Soprattutto perché siamo qui, circondati da centinaia di persone, sperimentando collettivamente questo traboccare di emozioni, questo traboccare di amore e dolore offerto da persone a cui troppo spesso sono state squarciate le viscere…
È anche impossibile ignorare i magnifici costumi di Sophie El-Assaad e Marika Porlier, ogni strato dei quali nasconde una nuova forma di significato…
Magistrale, questa nuova interpretazione dell'Incendi è un'opportunità, soprattutto nel contesto attuale in cui Israele sta diffondendo morte e distruzione in Medio Oriente, per mettere in discussione il nostro rapporto con l'amore, la guerra, la morte, la pace, la famiglia… Un vasto programma che rimarrà con noi molto più a lungo dei due ore di spettacolo, è ovvio. Da vedere, assolutamente.
Incendidi Wajdi Mouawad, diretto da Elkahna e Ines Talbi, con Sabrina Bégin Tejedea, Denis Bernard, Ariane Castellanos, Neil Elias, Reda Guerinik, Dominique Pétin e Antoine Yared
Chez Duceppe fino al 30 novembre
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