I prezzi del petrolio si sono stabilizzati all’inizio delle contrattazioni di lunedì, dopo essere scesi di oltre il 7% la scorsa settimana a causa delle preoccupazioni sulla domanda in Cina, il principale importatore di petrolio al mondo, e dell’allentamento dei timori su possibili interruzioni dell’offerta in Medio Oriente.
I futures del petrolio Brent sono aumentati di 8 centesimi, o dello 0,11%, a 73,14 dollari al barile alle 01:20 GMT. I futures sul greggio West Texas Intermediate hanno guadagnato 10 centesimi, o lo 0,14%, a 69,32 dollari al barile.
La scorsa settimana il Brent è sceso di oltre il 7%, mentre il WTI ha perso circa l’8%.
Si tratta dei maggiori cali settimanali dal 2 settembre, dovuti al rallentamento della crescita economica in Cina e al calo dei premi di rischio in Medio Oriente. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha affermato venerdì che è possibile “trattare con Israele e l’Iran in modo da porre fine al conflitto per un periodo di tempo”.
Il conflitto in Medio Oriente, tuttavia, si è intensificato durante il fine settimana, con Israele che domenica ha dichiarato di prepararsi ad attaccare siti nella capitale libanese, Beirut, collegati alle operazioni finanziarie di Hezbollah.
La Cina ha tagliato i tassi di prestito di riferimento come previsto lunedì mattina, come parte di un pacchetto più ampio di misure di stimolo per rilanciare l’economia.
I dati di venerdì hanno mostrato che l’economia cinese è cresciuta nel terzo trimestre al ritmo più lento dall’inizio del 2023, alimentando crescenti preoccupazioni sulla domanda di petrolio.
Dal lato dell’offerta, la scorsa settimana le società energetiche statunitensi hanno tagliato il numero di impianti di trivellazione di petrolio e gas naturale per la quarta volta in cinque settimane, secondo un rapporto attentamente osservato venerdì dalla società di servizi energetici Baker Hughes BKR.O. Il numero degli impianti di perforazione è diminuito di uno a 585.
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