DayFR Italian

Quarant’anni dopo, dov’è l’indagine?

-

Più passa il tempo, più il mistero si infittisce. Sarà possibile, un giorno, sapere chi ha rapito e ucciso Grégory Villemin il 16 ottobre 1984? Diciassettemilasettecentosessantacinque atti processuali, 42 volumi, sette magistrati inquirenti. Quaranta anni dopo, la giustizia non è mai riuscita a identificare il corvo che perseguitava da diversi anni Jean-Marie, 26 anni, e Christine, 24 anni, genitori della piccola vittima di 4 anni.

“Ecco la mia vendetta, povero bastardo. » L’assassino ha rivendicato la responsabilità delle sue azioni in un’ultima lettera manoscritta indirizzata al padre di famiglia, ricevuta poche ore prima della scoperta, a Vologne, del corpo annegato e legato del “piccolo Grégory”.

Il “clan” Villemin sospettava

Ben presto le indagini si spostarono verso il “clan” Villemin. Il giudice istruttore di Epinal, Jean-Michel Lambert, nomina un sospettato tre settimane dopo l’inizio del caso. Questo è Bernard Laroche, cugino di Jean-Marie Villemin. Il magistrato lo accusò – termine allora usato per “incriminato” – di omicidio e lo pose in stato di detenzione. Convinto della sua colpevolezza, il padre di Grégory lo uccide nel marzo 1985, quando era appena uscito di prigione.

Gli investigatori della polizia giudiziaria, che poi riprendono le indagini, si rivolgono a Christine, la madre di Grégory. Fu incriminata il 5 luglio 1985. Il suo processo in assise si tenne alla fine del 1986. Ma la Corte d’appello di Digione, alla quale l’indagine fu trasferita nel 1987, dopo gli errori di Nancy, stabilì no nel 1993. – posto a suo favore.

Diversi autori

Nel 2017, è stata la volta di Marcel e Jacqueline Jacob, prozio e prozia di Grégory, a essere incriminati, così come Murielle Bolle. La cognata di Bernard Laroche, 15 anni all’epoca dei fatti, lo ha accusato davanti alla polizia prima di ritirare le sue accuse. Meno di un anno dopo, queste accuse furono annullate per vizi formali.

“Siamo tutti più o meno consapevoli che non esiste un unico autore”, ha dichiarato a RTL Philippe Astruc, procuratore generale presso la Corte d’appello di Digione. “Ci sono, vi ricordo, circa 1.000 chiamate che hanno preceduto i fatti, diverse lettere del corvo. La materialità dei fatti, nel giorno dei fatti, lascia intendere che vi sia una pluralità di autori. » Secondo il magistrato la pista di un complotto familiare resta «l’ipotesi dominante» in questo caso «ormai da parecchio tempo». Philippe Astruc vuole rimanere ottimista. “Dobbiamo continuare a lavorare finché possiamo, perché lo dobbiamo a questo ragazzino, lo dobbiamo ai suoi genitori. »

Related News :