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Quali armi sta inviando la Francia a Israele? Equipaggiamento “difensivo”, ma non solo

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Il ministro delle Forze Armate Sébastien Lecornu assicura da mesi che la Francia non invia armi a Israele, ma si accontenta di fornire mezzi di difesa. Tuttavia, l’uso che può essere fatto di determinate apparecchiature solleva interrogativi.

Dobbiamo “smettere di fornire armi per portare avanti i combattimenti a Gaza” ha dichiarato Emmanuel Macron. Ma questa frase pronunciata in onda da FranciaInter Sabato 5 ottobre era in parte destinato alla Francia? Niente affatto, secondo il ministro delle Forze Armate, Sébastien Lecornu, che da mesi rifiuta di armare Israele. “Non consegniamo armi” ha insistito nuovamente alla stessa radio giovedì 10 ottobre. Riconosce però che allo Stato ebraico vengono inviate attrezzature militari: “Consegniamo componenti per sistemi puramente difensivi” destinati ad equipaggiare l'”Iron Dome” che è il “sistema di difesa celeste israeliano” o anche “le piastre corazzate”.

Il Ministro delle Forze Armate è quindi categorico e smentisce le dichiarazioni di alcune forze politiche dell’opposizione che lo accusano di armare lo Stato ebraico. “Nonostante quello che La France insoumise dice da un anno, non vengono consegnate armi a Israele” sostiene Sébastien Lecornu. Tuttavia, è difficile verificare con certezza la destinazione degli equipaggiamenti militari inviati in Israele e che alcuni materiali siano considerati equipaggiamenti offensivi piuttosto che difensivi.

Anche se nega fermamente l’invio di armi a Israele con l’obiettivo di alimentare la lotta nel conflitto israelo-palestinese, il ministro Sébastien Lecornu riconosce che vengono forniti mezzi militari. E queste esportazioni vengono registrate in rapporti comunicati al Parlamento, ma contenenti solo informazioni finanziarie e non un inventario dettagliato. L’ultimo, pubblicato nell’estate del 2023, indica però che tra il 2013 e il 2022 allo Stato ebraico sono stati forniti 189,8 milioni di euro di attrezzature militari e che nello stesso periodo sono stati effettuati ordini per un totale di 207,6 milioni di euro.

Tali importi, pur essendo consistenti, non consentono tuttavia di quantificare con precisione le forniture consegnate, né la loro natura. L’unica informazione in merito è data dalla categoria delle apparecchiature fornite: nel rapporto si parla della categoria 5 che, secondo la nomenclatura europea comunemente accettata, designa “attrezzature di controllo, sorveglianza e allarme antincendio” e “sistemi e apparecchiature di prova”. Titoli che evocano equipaggiamenti utilizzati a scopo deterrente, ma che possono essere adatti sia ad operazioni di difesa che a operazioni più offensive.

Spedizioni di “bombe, siluri, razzi, missili” e altre “cariche esplosive”

Il deputato della France insoumise Aurélien Saintoul aveva inoltre sottolineato, dopo aver letto il rapporto, la natura di alcuni materiali consegnati o ordinati, in particolare quelli corrispondenti alla categoria dell’elenco militare ML 4, cioè “bombe, siluri, razzi, missili, altri ordigni e cariche esplosivi e relative apparecchiature ed accessori e loro componenti appositamente progettati”. Il ministro ha risposto che “i materiali esportati non sono armi in senso stretto, ma componenti elementari”. “La Commissione interministeriale per lo studio sulle esportazioni di materiale bellico (CIEEMG) presta particolare attenzione a seconda del materiale in cui si prevede che verranno integrati”, ha proseguito nella sua risposta assicurando, ancora una volta, che “i componenti di equipaggiamenti rientranti nella categoria ML4, se autorizzati, sono destinati ad uso puramente difensivo”.

La fornitura di attrezzature esclusivamente per uso difensivo è l’argomento principale della Francia per spiegare le sue esportazioni di attrezzature militari verso Israele. Ma questo discorso non ha resistito dopo le rivelazioni dell’ Divulgarenel marzo 2024, sull’invio da parte della Francia allo Stato ebraico di componenti per mitragliatrici, in grado di restituire 100.000 cartucce adattate alle armi israeliane. Il ministro delle Forze Armate ha poi risposto che questi prodotti erano destinati alla “riesportazione” su componenti forniti “alle industrie israeliane che poi rivendono a Paesi terzi”. Ma in assenza di controllo sull’effettiva riesportazione dei prodotti, alcuni temono che questo materiale offensivo possa essere stato utilizzato da Israele e per il conflitto che lo oppone a Gaza, Libano e Iran.

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