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Morte di un bambino e di sua madre in un incidente: una famiglia nel dolore

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“Ho perso metà di me stessa. Ci penso continuamente, piango e lei intanto è libera”.. La frase di un padre, per riassumere tutto il disagio di una famiglia. Quella dell’automobilista 29enne rimasta vittima di un tragico incidente stradale nei pressi del ponte di Villedaigne, perdendo la vita insieme al suo bambino di sei mesi. Era il 4 marzo scorso: sono passati sei mesi e chi gli è vicino afferma di soffrire per il silenzio di tutti i soggetti coinvolti nel caso. “La giustizia ci lascia al buio, non sappiamo a che punto è”. Per dirla semplicemente, come riassume la sorella della vittima: “Voglio risposte alle mie domande.”

È lei che vuole ripercorrere il filo del dramma, lei che quel giorno seguì in macchina la sorella, “per ristabilire la verità e affinché alcuni smettano di dire sciocchezze”. Erano circa le 17,40 di quel giorno: le due auto procedevano in direzione di Olonzac e Conilhac, “Eravamo sulla doppia corsia vicino a Villedaigne, quando mia sorella ha superato, cosa che in linea di principio era sicura. Ma un altro automobilista è finito sulla corsia di sinistra mentre mia sorella era già sul punto di sorpassare. “Ha perso il controllo, ha colpito la barriera e ha colpito un altro automobile sulla quale viaggiava una coppia di anziani, rimasti gravemente feriti.”. La giovane donna, chi “hanno chiamato i vigili del fuoco” Prima “aiutare (la propria) sorella”afferma che l’automobilista ritenuto colpevole non si è fermato immediatamente. “Non c’era freno, ha continuato il suo viaggio come se nulla fosse successo”. Successivamente si è presentata alla gendarmeria ed è stata accusata di omicidio colposo.

Mancanza di esperti in incidenti

Solo che la famiglia delle due vittime è ancora in un limbo legale e trova sempre più difficile farcela. “Più di sei mesi sono lunghi”dice la sorella dell’autista deceduto. “Penso che la giustizia non si metta abbastanza al posto dei parenti delle vittime. Il nostro avvocato non ha ancora accesso al fascicolo: bisogna davvero andare avanti”.. Perché un tale ritardo? Il consigliere di famiglia, Me Victor Etievan, del foro di Narbonne, sottolinea in particolare un problema ricorrente in questo tipo di casi. “Vediamo una evidente mancanza di esperti in incidentiinsiste. Oggi, la minima perizia richiede mesi. Tuttavia, finché le indagini non saranno completate, non avrò accesso ad alcun documento.”. In procura e in gendarmeria si precisa che diversi elementi ritardano ancora la chiusura del fascicolo, ma che in realtà la mancanza di esperti in incidenti è un vero tema che preoccupa “tutta la Francia”. Nel frattempo un padre, una sorella e una compagna convivono con il loro dolore, nella speranza che un processo permetta loro di trovare un po’ di pace.

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