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Le università britanniche vogliono vedere il ritorno degli studenti europei

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autorità universitarie britanniche “sollecitare” Il governo di Keir Starmer rilancia il flusso di studenti europei interrotto dalla Brexit. Ma non si tratta, per il momento, di discutere apertamente di una possibile partecipazione del Regno Unito al programma europeo di scambi Erasmus che permetteva, prima della Brexit, circa 15.000 studenti britannici di studiare ogni anno in un’università del continente, spiegano Il Guardiano.

“Siamo davvero dispiaciuti di aver perso un flusso di ottimi studenti europei, ma non è nel nostro interesse che il governo venga coinvolto in un dibattito tossico sull’immigrazione”, spiega Vivienne Stern, amministratore delegato di Universities UK, l’associazione che riunisce gli istituti di istruzione superiore. Da qui l’approccio “prudente” adottate dalle università.

Tuttavia, il tema della mobilità giovanile è stato affrontato da Keir Starmer e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, durante la prima visita del leader britannico a Bruxelles, il 2 ottobre. L’obiettivo è quello “reset” il deterioramento delle relazioni tra l’Unione Europea e il Regno Unito. “L’idea è che le due parti lavorino insieme per i prossimi sei mesi e definiscano percorsi di negoziazione a breve e lungo termine in preparazione di un vertice bilaterale che si terrà la prossima primavera”.

Da parte europea, desideriamo ripristinare un sistema di mobilità in modo che i giovani cittadini dell’UE possano nuovamente studiare o lavorare nel Regno Unito.

Il Regno Unito ha già cercato di negoziare un accordo per rimanere membro associato del programma di scambio Erasmus, ricorda Il Guardiano. Ma finora senza successo. “L’onere finanziario sarebbe ricaduto in modo sproporzionato sul Regno Unito”, spiega il quotidiano britannico.

Tradizionalmente, i giovani europei che desiderano iscriversi ad un’università britannica sono significativamente più numerosi dei giovani britannici che studiano all’estero. Nel 2018-2019 sono arrivati ​​nel Regno Unito circa 17.795 studenti europei, quasi il doppio del numero di studenti britannici iscritti alle università europee.

Un modo in cui le università britanniche potrebbero un giorno rientrare nell’Erasmus sarebbe quello di negoziare un meccanismo di compensazione paragonabile a quello ottenuto a fatica per la loro partecipazione al programma di ricerca scientifica Horizon. “Nel 2019, dopo mesi di trattative, David Frost [le négociateur en chef du Brexit] avevano finalmente raggiunto un accordo che permetteva al Regno Unito di recuperare i soldi in caso di un contributo sbilanciato al programma”.

Per le università britanniche la capacità di reclutare più studenti internazionali è vitale grazie al loro modello di finanziamento, che si basa interamente sulle tasse pagate dagli studenti. Tuttavia, dal 2017, le tasse pagate dagli studenti britannici sono rimaste limitate a 9.250 sterline (11.000 euro) all’anno. Non vi è alcun limite, invece, agli importi richiesti agli studenti stranieri.

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