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i due autori condannati nel caso della giovane donna rasata e trovata quasi nuda vicino a Nîmes

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Ritorna il processo contro la giovane coppia che aveva premeditato l’agguato contro la ventenne vicino a Nîmes, nel Gard. Entrambi sono stati condannati in udienza immediata, martedì 8 ottobre, a due anni di carcere e un anno di libertà vigilata. Secondo il pubblico ministero, che sottolinea il forte valore simbolico del gesto, si tratta di una storia di gelosia.

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È una vicenda sordida che giungerà a conclusione questo 8 ottobre. I coniugi accusati di aver aggredito e umiliato una giovane donna di 20 anni una settimana fa nei pressi di Nîmes (Gard) sono stati entrambi condannati in comparizione immediata a due anni di reclusione, compreso un anno di libertà vigilata.

Il procuratore generale, dal canto suo, ha chiesto una pena leggermente più elevata, ossia tre anni di reclusione con mandato di cattura (carcerazione immediata) di cui uno di sospensione probatoria (con credito) per l’uomo e un anno di sospensione semplice per la donna. In bilico, un bambino, nato meno di due mesi prima della notte della tragedia.

Una sola domanda questo martedì alla corte di Nîmes: perché tanta accanimento? In aula sono presenti solo i due imputati, la vittima, una giovane residente a Caveirac, non avendo avuto il coraggio di presentarsi, è ancora traumatizzata e si vergogna del suo aspetto.

Poco prima dei fatti. Aimad I., 23 anni, e Dolorès M., 20 anni, i due imputati, avevano una relazione da quattro anni. Insieme hanno avuto un bambino, che ora ha due mesi, ma vivono separatamente, suggerendo una relazione “tossico”. È falegname e commerciante di auto usate. La sua fedina penale include due menzioni per frode sull’assicurazione auto. Ha lasciato la scuola a 15 anni, in prima media, e non è nota ai tribunali.

Volevo solo discutere, per allentare la tensione tra loro.

Un giorno, Dolores M. scopre degli scambi sull’applicazione di messaggistica istantanea SnapChat tra una donna della sua stessa età e il suo compagno, che sospetta di infedeltà. Lui sostiene che si tratta semplicemente di un’amica che conosce da sei anni, con la quale è uscito qualche volta in ristoranti e discoteche. La sera del 30 settembre la coppia era in piena separazione. Dolores vuole andare a incontrare la sua presunta rivale, dicendo al suo ormai compagno di accompagnarla, altrimenti non rivedrebbe mai più suo figlio. Poi fissa l’appuntamento.

Sul posto, Aimad I. chiede al suo “amico” di salire in macchina insieme a lui. Non ha idea che Dolorès M. si nasconde dietro, munito di tosaerba. Per quasi 15 minuti le ragazze litigano, senza che Aimad intervenga. Sarebbe poi stata la giovane madre a ordinare alla vittima di spogliarsi, prima di abbandonarla sul posto, intorno a mezzanotte, duramente picchiata, nuda, prostrata e con la testa quasi interamente rasata, al bordo di un sentiero di macchia nei pressi di de Milhaud, a le porte di Nîmes.

“Era traumatizzata quando siamo partiti”riconosce il giovane. “Quella è stata la prima volta che ho visto Dolores perdere il controllo. Mi dispiace che sia successo così.” I giudici però fanno notare al giovane, che fungeva da esca, di aver abbandonato la sua “amico” nel deserto e non ha mai chiesto aiuto. Ha anche gettato in acqua il suo cellulare per evitare di essere localizzato.

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Il 30 settembre 2024, una donna di 20 anni è stata molestata, denudata e rasata in mezzo alla macchia vicino a Nîmes, nel Gard.

© MANGANI Eric / Francia 3 Linguadoca-Rossiglione

Sconvolta, la vittima ha sporto denuncia ai gendarmi di Calvisson (Gard), che hanno arrestato i due individui meno di 36 ore dopo, prima di incriminarli per violenza aggravata, dovuta a premeditazione. Secondo gli accertamenti forensi, la giovane guardia non ha subito violenza sessuale, ma gli sono stati prescritti cinque giorni di ITT (Inabilità Totale al Lavoro).

È il turno di Dolores M. di parlare sul banco dei testimoni. Lei afferma di essere stata molto segnata dal periodo della separazione, a soli due mesi dal parto. “Ho avuto attacchi di ansia tre o quattro volte a notte, sto prendendo farmaci”ha detto.

Aimad I. ha portato la vittima alla macelleria. Ha lasciato che la sua compagna la sacrificasse!

Volendo accompagnare Aimad I. per incontrare la giovane, afferma che il tosaerba era destinato a difendersi. “Mi sono nascosto dietro perché lei non sarebbe mai salita in macchina se mi avesse visto, volevo vedere se tra loro c’era amore.” Nel veicolo, quando viene scoperta Dolores M., tra le due donne volano insulti. Lei conferma di aver colpito al volto la vittima. “Riconosco quello che ho fatto e me ne pento, tutto quello che voglio oggi è potermi prendere cura di mio figlio”assicura.

Nella sua memoria, l’avvocato della parte civile brandisce la foto della giovane vittima, a cui restano solo pochi riccioli castani, e la mostra al tribunale. “Vuoi vedere la sua faccia? Ecco qua, guarda! Gli sono rimasti quattro capelli! »dice ai due imputati, che abbassano la testa senza guardare. Rilevante la professione della vittima: apprendista parrucchiere. Potrebbe esserci un atto simbolico nell’averlo rasato, si chiedono i giudici? Un riferimento al destino delle donne collaborazioniste dopo la Seconda Guerra Mondiale? O alle donne accusate di adulterio nel Medioevo? Niente affatto, affermano gli imputati, senza convincere.

Da quella notte, oltre a lei, la vittima ha perso anche il lavoro “dignità”. I due imputati hanno 10 giorni di tempo per ricorrere in appello contro la condanna.

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