Notte dopo notte, i sobborghi meridionali di Beirut vengono incendiati dagli attacchi israeliani. Notte dopo notte, le immagini di queste masse incandescenti di colore arancione che si innalzano nel nero del cielo e trasmesse sui social network infiammano le retine e torcono le viscere di chi ha la fortuna di non esserne vittime dirette.
Fiamme e fumo si sono alzati sopra la periferia sud di Beirut nella notte di domenica 6 ottobre, dopo un violento attacco aereo israeliano. Fadel Itani/AFP
Immagini dell’inferno della guerra per eccellenza, questi funghi di fumo e fuoco sopra la periferia meridionale catturati dalle telecamere dei fotoreporter evocano fortemente una serie di tele dipinte da Tagreed Dargouth, circa quindici anni fa, intitolate Più luminoso di mille soli…
Torna l’artista libanese che ha dipinto molto la guerra, i suoi strumenti e i suoi corollari L’Oriente-Il Giorno sulla genesi di questa serie di variazioni sul tema delle esplosioni, nonché sulla sua sensazione nel vedere i suoi dipinti apocalittici diventare lo specchio di una terribile realtà libanese.
“Nel 2009, ho iniziato la mia prima serie di dipinti di funghi atomici in risposta alle crescenti paure e discussioni che circondano il progetto nucleare iraniano. La mia ricerca sull’industria delle armi nucleari mi ha riportato alla Seconda Guerra Mondiale, dove ho appreso dei soprannomi fantasiosi dati alle bombe, in particolare in relazione al programma nucleare britannico noto come “Cielo Arcobaleno”. Questo “arcobaleno del terrore” allineava tavolozze di colori associate ad animali e oggetti casuali, come “Coniglietto blu”, “Erba verde”, “Baffi rossi”. Dare nomi così carini e infantili a strumenti di distruzione di massa mi ha profondamente turbato. Ha messo in luce un’oscura verità: per infliggere danni ingenti a persone innocenti, bisogna prima disumanizzarle.
L’obiettivo di questa serie era, per me, ricordare gli orrori della bomba. Purtroppo la tragedia del 4 agosto 2020 ha riacceso la paura. Quel giorno ho lasciato il mio studio a Mar Mikhaël poche ore prima della doppia esplosione nel porto di Beirut. Quando sono tornato era completamente distrutto. Mi ha fatto capire che assistere ad una scena così terribile è profondamente diverso dal rappresentarla semplicemente su tela. Mi sono poi sentito obbligato a dipingere una nuova serie di esplosioni, questa volta direttamente ispirata a quella del porto. Questa doppia esplosione è stata un campanello d’allarme per noi libanesi, soprattutto dopo il collasso finanziario e i persistenti fallimenti dell’attuale sistema.
Oggi, ancora una volta, questi dipinti riemergono. Vedere Beirut e l’intero Paese sopportare tale violenza mi spezza il cuore. Ho realizzato questi dipinti con l’obiettivo di archiviare le atrocità passate e non di documentare i bombardamenti in corso. Purtroppo vedo, ancora una volta, che per infliggere danni ingenti a persone innocenti bisogna prima disumanizzarle. »
Notte dopo notte, i sobborghi meridionali di Beirut vengono incendiati dagli attacchi israeliani. Notte dopo notte, le immagini di queste masse incandescenti di colore arancione che si innalzano nel nero del cielo e trasmesse sui social network infiammano le retine e torcono le viscere di chi ha la fortuna di non esserne vittime dirette. Fiamme e fumo si alzano sopra…
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