Oggi è un anno esatto dall’attentato del 7 ottobre 2023 perpetrato da Hamas, che ha preso 251 ostaggi. Sebbene siano state rilasciate circa un centinaio, 63 persone restano prigioniere e i loro corpi non sono stati restituiti. Per tutta questa settimana a Ginevra si organizzano eventi e commemorazioni in omaggio. Ai piedi della Sedia Rotta, un “tunnel” e un pianoforte giallo oggi mirano a sensibilizzare la popolazione.
Centinaia di volti tappezzati sulla Place des Nations. Alcuni, il cui poster mostra un cuore spezzato, non sono più in questo mondo. Gli altri sono ancora prigionieri oggi, un anno dopo l’attacco del 7 ottobre 2023. Da allora, i collettivi “7” e “Bring Them Home” hanno condotto campagne, a volte su entrambe le parti del globo, per il rilascio degli ostaggi. E per far conoscere la causa si offrono di testare “il Tunnel”. Obiettivo, mostrare come potrebbe essere la vita in un tunnel di Hamas, per 3 minuti.
“Con le informazioni che avevamo a febbraio pensavamo di poter camminare in questi tunnel, oggi sappiamo che il soffitto è più basso, che un ostaggio non può reggersi in piedi. Abbiamo cercato di dare la sensazione che può avere un ostaggio, l’orrore che sta accadendo, le urla, i bombardamenti e la possibile morte in ogni momento” spiega Boaz Unger della sezione ginevrina del collettivo Bring Them Home Now.
Continuare a sensibilizzare
L’esperienza sembra aver lasciato il segno in questo turista portoghese. “Con tutti i suoni e l’ambiente, rende l’esperienza molto rumorosa… e triste. Proviamo molta empatia per gli oatge che sono rimasti lì”, spiega.
Dei 251 ostaggi catturati il 7 ottobre 2023, 117 sono stati rilasciati, 63 si presume siano vivi. Tutti gli altri sono morti e 33 corpi sono ancora trattenuti a Gaza. Un anno dopo l’attentato, Boaz Unger non avrebbe mai pensato che sarebbe stato di nuovo qui. “Siamo stati lì a novembre, ci siamo detti “OK, sarà lungo, durerà forse un altro mese”, poi a febbraio siamo tornati di nuovo. Ma nessuno immaginava che avremmo trascorso un anno con gli ostaggi ancora a Gaza. (…) Facciamo quello che possiamo per influenzare qualche parte”, ci dice.
Il Progetto Pianoforte Giallo
In questo poster, Alon Ohel. Il giovane pianista aveva 22 anni al momento del rapimento. Il suo nome figura ancora nell’elenco dei 63 ostaggi ufficialmente presunti vivi. Su iniziativa di sua madre, un pianoforte giallo self-service ora viaggia per i continenti con la speranza che la musica possa davvero ammorbidire la morale.
“Se la musica, come lo sport, potesse riunire tutti attorno ad un tavolo per discutere di un futuro senza nubi scure, sarebbe meraviglioso. Chiediamo a tutte le parti di unirsi per il rilascio degli ostaggi e per ottenere, da entrambe le parti, una pace duratura in Medio Oriente» spiega Nurit Braun, copresidente del collettivo 7 Svizzera.
A Ginevra viene organizzata una settimana di commemorazione; Fino a domenica si svolgono vari eventi e raduni.
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