La crescita in Europa sta rallentando, alcuni paesi sono in recessione. C’è da aspettarsi un taglio dei tassi da ottobre: “Sì, è molto probabile”, spiega a “Repubblica” il governatore della Banca centrale francese. François Villeroy de Galhau – il presidente Cristina Lagarde ne ha parlato lunedì scorso al Parlamento europeo. Ma la nostra bussola in termini di politica monetaria e taglio dei tassi è soprattutto l’inflazione, che ancora una volta ci ha sorpreso in calo ed è scesa sotto il 2% a settembre: all’1,8%. Naturalmente, l’inflazione di fondo è ancora al 2,7% e quella dei servizi è più tenace, al 4%. Ma si prevede che anche l’inflazione di fondo diminuirà gradualmente fino ad avvicinarsi al 2% l’anno prossimo. I mercati si aspettano addirittura valori più bassi: per il 2025 prevedono un’inflazione inferiore all’1,8%. Questo – aggiunge il governatore – significa che l’equilibrio dei rischi sta cambiando. Negli ultimi due anni il rischio che abbiamo corso è quello di superare il nostro obiettivo del 2%. Ora dobbiamo stare attenti al rischio opposto, per non perdere il nostro obiettivo di fronte ad una crescita debole e ad una politica monetaria restrittiva da troppo tempo.”
Secondo de Galhau “la vittoria contro l’inflazione è in vista, ma in questo momento non dobbiamo accontentarci e rilassarci. Ho lottato duramente durante l’ultima riunione del consiglio per mantenere tutte le opzioni aperte in ottobre, e ho fatto bene. Non cambierò il mio punto di vista e non abbandonerò il mio approccio pragmatico, basato su decisioni prese consiglio dopo consiglio, che per me non ha mai significato trimestre dopo trimestre”. Quanto al prezzo del petrolio e al Medio Oriente: “Abbiamo bisogno monitorare attentamente questa situazione molto volatile, ma finché sarà temporanea e non intaccherà l’inflazione di fondo, un aumento dei prezzi del petrolio non dovrebbe necessariamente modificare la nostra politica monetaria se questo aumento dovesse indebolire la crescita in Europa.
L’unione bancaria è stata decisa nel 2010, ma è ancora lontana dall’essere completata: “Sono un po’ più ottimista riguardo all’unione bancaria. Abbiamo costruito una forte sorveglianza europea e abbiamo appena celebrato il suo decimo anniversario. Nove anni fa, quando diventai governatore della Banca centrale francese, esisteva un reale problema di fragilità delle banche europee e il rischio di una crisi bancaria europea. Questo rischio – prosegue – è ormai scomparso, anche se siamo stati costretti ad aumentare i tassi di interesse e l’anno scorso è scoppiata una crisi bancaria negli Stati Uniti e in Svizzera. Ma non siamo ancora nella fase di costruzione di banche paneuropee e non disponiamo di grandi banche con una dimensione transfrontaliera”.
A proposito: Unicredit punta a conquistare Commerzbank. Ma i sindacati, i politici e perfino la cancelliera tedesca si sono ribellati. Olaf Scholz lo ha definito un “atto ostile”: “Non commento casi specifici. Ma questa non dovrebbe essere una questione politica o nazionalista in nessun paese. Fortunatamente, grazie all’Unione bancaria, il processo decisionale è nelle mani di un’istituzione europea con una valutazione indipendente e tecnica, ovvero la Bce”. Infine, il governatore rileva che “la Bce dovrà decidere non solo sull’accordo in sé, con le sue questioni e le sue implicazioni finanziarie, ma anche e soprattutto sulla solidità, sostenibilità e governance di un eventuale nuovo gruppo”.
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