UNAll’inizio di questo anno terribile, c’è stata una giornata atroce. Il 7 ottobre 2023, l’assalto lanciato da Hamas alla periferia dell’enclave di Gaza non solo ha innescato il più grande massacro di israeliani nella storia dello Stato ebraico, con l’uccisione di circa 1.200 persone, tra cui 815 civili. È importante nominare correttamente ciò che è stato commesso quel giorno: un atto deliberato di sterminio che niente, nessuna causa, nessuna sofferenza, potrebbe giustificare agli occhi di qualsiasi osservatore in buona fede che condanni il fatto che un essere umano possa essere ucciso per quello che crede. È. Quel sabato, cittadini ebrei di Israele si sono trovati, insieme ad altri connazionali, di fronte alle armi di un gruppo terroristico, alleato con un altro, gli Hezbollah libanesi, sostenuti da un regime militare-religioso totalitario, quello dei mullah iraniani, che negano loro il diritto di coesistere in questa parte del mondo.
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Quel giorno Hamas ha completato il suo discredito aggiungendo un altro crimine di guerra a queste uccisioni di massa, a queste torture e a questi stupri, alla presa di più di 250 ostaggi, molti dei quali sono stati uccisi dai carcerieri o sotto le bombe, e a un centinaio di dei quali sono ancora detenuti nella Striscia di Gaza, in condizioni che non osiamo immaginare. Una tortura inquietante per le famiglie, un ricatto insopportabile per una nazione.
Questa folle giornata si è infatti trasformata, fin dalla prima sera, in una nuova, radicalizzata fase del conflitto israelo-palestinese, in un anno tragico in cui l’autodifesa portata avanti dalle forze armate israeliane si è rapidamente trasformata, per volontà del capo del governo Benyamin Netanyahu, desideroso di nascondere il più presto possibile il disastro di sicurezza del 7 ottobre, in una vendetta che non ha trovato limiti. A Gaza, le rappresaglie e la caccia ai miliziani di Hamas si sono concretizzate nella punizione collettiva contro una popolazione di 2 milioni di abitanti, nella distruzione sistematica delle loro città e delle loro infrastrutture.
Il bilancio di questi bombardamenti, che lasciarono solo rovine, è oggi stimato in più di 41.000 morti, tra cui migliaia di bambini, secondo il ministero della Sanità di Hamas. E nessun argomento – l’imprecisione e la parzialità del conteggio, la propensione dei terroristi a nascondersi tra la popolazione – può ridimensionare la gravità di queste morti civili per qualsiasi persona in buona fede che aderisca a questi due principi fondanti delle nostre democrazie. : tutte le vite sono uguali, tutti gli esseri umani sono uguali.
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