Il burro è aumentato di oltre il 92% in un anno. A 8.180 euro la tonnellata giovedì 26 settembre. Era a 4.260 euro a settembre 2023. Un aumento storico. All’origine di questo aumento dei prezzi c’è questa malattia virale che colpisce gli allevamenti, la febbre catarrale degli ovini, che da settimane decima il bestiame, compresi i bovini, e quindi le mucche. I panettieri dovranno adattarsi.
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In questa panetteria, vicino a Rennes, la pasticceria rappresenta il 20% del fatturato… Uno dei panettieri, Hugo Labbat, spiega che il burro è l’elemento principale della pasticceria, che conferisce loro morbidezza, gusto e un bell’aspetto visivo. con la pasta sfoglia. E il suo capo, Christophe Roignant, non vuole risparmiare sulla quantità di burro nei suoi pasticcini: “Non produce più lo stesso prodotto. Non è questo ciò che stiamo cercando“.
Ma cosa si può fare per contrastare questo storico aumento del prezzo del burro? Non vuole, per il momento, aumentare i prezzi, quindi sta discutendo i suoi grossisti per cercare di trovare soluzioni. Si interroga anche su se stesso. Chi acquista il suo latte direttamente dal produttore, affinché sia più economico e di migliore qualità.
Quello che non capisco è che il produttore di latte non ha il suo margine. L’artigiano che lavora sui suoi prodotti non ha il suo margine e il cliente che va dall’artigiano e paga di più ha già indebolito il potere d’acquisto. Tutte le luci sono in aumento, tranne che attualmente nessun attore prende correttamente la sua commissione.
Christophe Roignant,fornaio a Saint-Jacques-de-La-Lande (Ille-et-Vilaine)
Diverse ragioni spiegano questo aumento. I numerosi casi di febbre catarrale ne fanno parte. Questo batterio colpisce ovini e bovini. Questo rischio sanitario comporta la minaccia di un improvviso calo della raccolta del latte, come già avviene in altri paesi europei dove l’epidemia è molto presente. Meno mucche significano meno latte, ma anche meno panna, perché in un litro di latte c’è il 4% di grassi che permettono di produrre il burro.
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Un’altra spiegazione. I produttori anticipano la carenza e cercano di garantire le loro forniture, il che fa salire i prezzi. Dato che il grasso è più caro in Francia, i produttori e i distributori francesi lo acquisteranno all’estero, da qui la preoccupazione dei produttori francesi. Soprattutto da quando Lactalis, numero uno al mondo nel settore del latte, ha annunciato il 26 settembre che ridurrà la raccolta presso le aziende agricole francesi.
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Per il consumatore finale, per il momento, i prezzi esposti sono regolamentati, fissati dai contratti del 2023, ma tali contratti verranno presto discussi nuovamente, a gennaio 2025, nel corso delle tradizionali trattative tra produttori e grande distribuzione. È quindi piuttosto nel prossimo trimestre che gli aumenti dovrebbero riflettersi sugli scaffali.
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