In una settimana devastati 7,2 milioni di ettari, la dimensione dell’Irlanda. Il dipartimento di Santa Cruz in Bolivia si trova ad affrontare il problema “il più grande disastro ambientale” della sua storia. Di fronte a questi incendi boschivi senza precedenti, ha dichiarato il presidente Luis Arce “stato di disastro nazionale”. Un decreto che permetterà di convogliare gli aiuti internazionali e trasferire le risorse economiche dal governo centrale ai dipartimenti. Le autorità ritengono che gli incendi si stiano diffondendo più facilmente a causa dell’attuale intensa siccità.
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L’Amazzonia non è mai stata così bruciata
Più in generale, diversi paesi del Sud America sono afflitti da devastanti incendi della vegetazione, spesso di origine criminale, che hanno causato morti e coperto le città con spesse nubi di fumo. Secondo l’Osservatorio europeo Copernicus, l’Amazzonia, la più grande foresta tropicale del pianeta, ha vissuto negli ultimi mesi “I suoi peggiori incendi degli ultimi vent’anni”. Il Brasile, il paese più grande della regione, è anche il più colpito: le fiamme hanno già devastato nel 2024 più di 40 milioni di ettari (più dell’area della Germania), un’area significativamente più grande della media annua dell’ultimo decennio ( 31 milioni). Lì sono morti una decina di vigili del fuoco mentre combattevano gli incendi. In Perù, da luglio, gli incendi boschivi hanno ucciso 21 persone.
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Coinvolta l’azione umana
Se la propagazione degli incendi è dovuta alla siccità e quindi al riscaldamento globale, i focolai degli incendi sono quasi tutti dovuti all’azione umana.
In Perù e Bolivia, questi incendi avvengono durante il consueto periodo di incendio prima della semina, una pratica ancestrale dell’agricoltura tradizionale che rimane autorizzata in questi paesi. In Brasile il fuoco viene utilizzato da una frangia criminale del potente settore agroalimentare per trasformare la vegetazione autoctona in campi o pascoli.
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