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affinché il loro sacrificio non venga mai più dimenticato

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l’essenziale
Gli Harki pagarono un prezzo alto per la loro dedizione al paese in cui credevano. Una giornata affinché la loro sofferenza non venga dimenticata.

Mercoledì 25 settembre, Lannemezan, Place de la République. Sono le 11.30 e la cerimonia sta per iniziare. I “funzionari”, funzionari eletti e rappresentanti della gendarmeria, della polizia e delle organizzazioni dei veterani, sono già presenti nei ranghi. Tra queste personalità, notiamo la presenza attiva di Bernard Plano, sindaco di Lannemezan, e quella dei suoi vice, quella di Pierre Soulé-Artozoul, Bernard Estrampes, Marc Portes e Maurice Adoue.

A pochi metri si svolge in serenità il tradizionale mercato del mercoledì. Due tempi paralleli. Una signora si avvicina e chiede perché c’è questo raduno. Giornata nazionale di omaggio agli Harki? Barlume di stupore…

Ogni paese che ha vissuto la guerra conosce anche la sua parte di vergogna. Per anni la stampa e i libri di storia hanno relegato questa parte nell’oblio: quello del destino a cui la Francia negli anni Sessanta abbandonò Harkis e altri membri delle organizzazioni militari e paramilitari locali che si erano schierati con lei durante la guerra. dall’Algeria. Non c’è da stupirsi che manchino i ricordi.

Un destino tragico

Gli Harki costituivano, insieme ad altre formazioni ausiliarie come i Gruppi Mobili di Sicurezza, le Sezioni Amministrative Specializzate o i Gruppi di Autodifesa, tutte le forze ausiliarie locali reclutate dall’esercito francese durante questo conflitto. Nonostante gli Accordi di Evian del 1962 che vi posero fine e definirono non solo le condizioni dell’indipendenza dell’Algeria, ma anche i principi di non ritorsione che dovevano impegnare il governo provvisorio algerino a non ricorrere ad alcuna sanzione contro gli ausiliari. , quest’ultimo ha dovuto subire, insieme ad alcuni eletti messi in piedi dall’ALN, le persecuzioni più atroci e barbare possibili, da parte dell’FLN e di una parte del popolo algerino.

Disprezzo o calcolo politico? Tuttavia, il generale de Gaulle, non avendo mai preso sul serio l’impegno dimostrato, né il loro desiderio di cittadinanza, ben pochi di loro riusciranno, nonostante gli sforzi di alcuni alti ufficiali, a sfuggire alle rappresaglie e raggiungere il continente con le loro famiglie (quasi 60.000 musulmani francesi stimati in totale).

Allora sarà, per questa popolazione vittima di discriminazione, vista come apolide, la vita nei campi di transito e di riclassificazione, o nei villaggi di disboscamento, in condizioni precarie e quasi carcerarie, a volte per diversi anni, prima di un reinserimento caotico e talvolta drammatico all’interno della società francese.

Nel 2001, Jacques Chirac avvierà una richiesta ufficiale di perdono e di riconoscimento da parte della nazione per il sacrificio degli Harki. Una nazione che aveva scelto la ragion di Stato. Il danno è fatto. Nel cuore di alcuni, le parole suonano vere, come riparazione; in altri hanno solo il sapore di una ferita che non riesce a rimarginarsi.

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