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Perché si potrebbe istituire presto una seconda giornata di solidarietà per gli anziani? Te lo spieghiamo

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Il campanello d’allarme è appena suonato. In una relazione sulla situazione finanziaria delle case di cura, resa pubblica mercoledì 25 settembre, la Commissione Affari Sociali del Senato descrive un settore “senza fiato”preda di “Difficoltà economiche senza precedenti”.

“Tra il 2020 e il 2023 la quota delle case di cura in deficit è aumentata dal 27% al 66%”Lo afferma la Direzione generale della Coesione sociale (DGCS), citata nel rapporto.

Nel dettaglio, secondo un’indagine della Federazione ospedaliera francese, l’84,4% degli esercizi pubblici registra un livello di spesa superiore al proprio finanziamento, ovvero un deficit stimato a 800 milioni di euro nel 2023. Per quanto riguarda il settore privato, sebbene abbiano “più spazio di manovra”le case di cura mostrano un tasso di profitto netto quasi “dimezzato tra il 2017 e il 2023.

Uno stato di cose allarmante – sottolineato dalle senatrici Chantal Deseyne (LR), Solanges Nadille (RDPI) e Anne Souyris (EELV) all’origine del rapporto -, mentre allo stesso tempo, rispetto al 2020, aumenterà la popolazione anziana dipendente del 16% entro il 2030 e del 46% entro il 2050.

Una crisi di fiducia

Per spiegare questa situazione, la commissione fa riferimento al “combinazione di cause cicliche e strutturale”Innanzitutto l’inflazione, una variazione delle tariffe ricettive ritenuta insufficiente e una crisi di fiducia vissuta dal settore, a più di due anni dallo scandalo Orpea e dalle rivelazioni del giornalista Victor Castanet sui casi di maltrattamenti diffusi all’interno di queste strutture.

Nella sua relazione chiede la commissione per gli affari sociali del Senato “ricostruire” il modello attuale e formula una ventina di raccomandazioni in questa direzione. Tra questi: l’istituzione di una seconda giornata di solidarietà, che potrebbe comportare l’eliminazione di un giorno festivo. Come il lunedì di Pentecoste, divenuto giornata di solidarietà nel giugno 2004 dopo l’ondata di caldo del 2003.

Non retribuita, questa giornata – applicabile sia nel settore privato che in quello pubblico – è destinata a finanziare l’assistenza agli anziani che perdono la propria autonomia, impegnandosi a versare lo 0,3% della busta paga al Fondo nazionale di solidarietà per l’autonomia. Quello che chiamiamo contributo di solidarietà di autonomia (CSA).

“Non spetta ai francesi pagare”

Un provvedimento che, secondo la relazione del Senato, “genererebbe 2,4 miliardi di euro di entrate aggiuntive”.

Ma chi, tra gli attivi, è tutt’altro che unanime. “La solidarietà non dovrebbe essere responsabilità esclusiva dei dipendenti. Per questo già paghiamo le imposte sul reddito”protesta uno dei nostri lettori, in risposta alla nostra richiesta di testimoni lanciata su questo argomento.

“Non spetta ai francesi pagare per l’appropriazione indebita di questi gruppi”ne inveisce uno, mentre un altro suggerisce: “Prima di tutto abbassiamo le indennità dei senatori, per dare l’esempio!”

Tra le altre raccomandazioni formulate dalla Commissione Affari Sociali: la pubblicazione sistematica dei risultati della valutazione della qualità delle case di cura, sulla base del modello “Nutriscore”; l’installazione di servizi pubblici in strutture lontane dalle città o anche l’obbligo di un’assicurazione per l’assistenza a lungo termine per coprire parte del resto a carico dei residenti.

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