La Tunisia sprofonda giorno dopo giorno nell’autocrazia

La Tunisia sprofonda giorno dopo giorno nell’autocrazia
La Tunisia sprofonda giorno dopo giorno nell’autocrazia
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È ancora possibile esprimere la propria insoddisfazione in Tunisia. Mercoledì 22 gennaio undici deputati hanno lanciato un appello per la liberazione dei prigionieri di coscienza: decine di avvocati, giornalisti o attivisti arrestati per le loro posizioni. E questo giovedì 23 gennaio, Giornata nazionale per l’abolizione della schiavitù, i difensori dei migranti si sono riuniti nel centro di Tunisi, davanti al cinema Le Rio, uno degli ultimi luoghi in cui le autorità tollerano le manifestazioni. Anche loro denunciano l’arresto di nove leader di associazioni e la criminalizzazione della solidarietà verso gli stranieri.

“Una specie di tecnocrazia”

Nonostante queste valvole lasciate ai funzionari eletti insoddisfatti e alla società civile, il potere in carica si è nuovamente rafforzato dopo le elezioni presidenziali del 6 ottobre 2024, secondo uno studio della rete di ricercatori indipendenti Network of Researchers in International Affairs (Noria). Secondo i suoi autori, Colin Powers e Hatem Nafti, a “putsch silenzioso” sarebbe addirittura in corso, nonostante le promesse fatte alla radio pubblica dal fratello di Kaïs Saïed e direttore della campagna di allentare la repressione contro le voci dissidenti.

“Il presidente si è spostato verso una sorta di tecnocrazia, a scapito delle figure politiche”e un “una sorta di interregno persiste nella misura in cui in molti ambiti restano da creare istituzioni durature”, scrivono.

Questo congelamento istituzionale riguarda innanzitutto la giustizia: non sono ancora stati istituiti i Consigli superiori della magistratura, il che lascia al Ministero della Giustizia il controllo sulla gestione delle carriere dei giudici. A ciò si aggiungono i consigli comunali sciolti nel marzo 2023, che non sono stati rinnovati, partecipando allo stop al processo di decentramento avviato dopo la “primavera araba” del 2011. Sul piano legislativo, le due camere del Parlamento “purtroppo non dispongono ancora di un quadro che ne regoli il funzionamento”, notano gli autori.

Discretamente

“È una misura temporanea, che dura e che ci permette di liberarci dai contropoterichiaramente Hatem Nafti. Questa rivoluzione di palazzo di basso profilo del nuovo regime fa molto affidamento sulle élite del precedente regime di Ben Ali per istituire l’alta amministrazione.continua. L’esperto, autore di un saggio sul signore di Cartagine (1), non constata alcun arresto di massa dopo la rielezione di Kaïs Saïed, ma constata il perdurare di un meccanismo che mira a designare ciclicamente un nuovo “nemico dello Stato”.

All’inizio di novembre, quattro creatori di contenuti sulle reti Instagram o TikTok sono stati condannati a Tunisi a pene che vanno da diciotto mesi a quattro anni e mezzo di reclusione per “diffusione di contenuti contrari al buon costume o adozione di posizioni immorali, utilizzo di commenti o comportamenti inappropriati che ledono i valori morali e sociali”.

Per esempio

Questo venerdì 24 gennaio la Corte d’appello dovrà pronunciarsi sulla famosa avvocatessa Sonia Dahmani, condannata in primo grado il 24 ottobre per aver scherzato in televisione sulla volontà dei migranti di stabilirsi in Tunisia. “Di quale Paese straordinario stiamo parlando? “, chiese.

Lei, come altri, è soggetta al decreto legge 54, firmato dal presidente Kaïs Saïed nel 2022, che vieta “diffondere notizie false”. Un testo che non è stato ammorbidito, nonostante le ripetute richieste di diversi deputati. Le accuse per “cospirazione” contro la sicurezza dello Stato, anch’essi non sono stati abbandonati. Il 2025 rischia di essere l’anno di decine di condanne per chi osa contraddire un po’ troppo forte l’esecutivo.

(1) Autore di Il nostro amico Kaïs Saïed. Saggio sulla democrazia in Tunisia, Ed. Riveneuve, 2024.

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