perché l’anno 2024 è stato catastrofico

perché l’anno 2024 è stato catastrofico
perché l’anno 2024 è stato catastrofico
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Le immagini hanno fatto il giro del mondo. Lo scorso settembre, in Brasile, il fumo degli incendi che poi devastarono l’Amazzonia, la savana del Cerrado e la zona umida del Pantanal si diffuse su più della metà del territorio, avvolgendo diverse grandi città, tra cui la megalopoli di San Paolo.

Se gli incendi della vegetazione sono una piaga ricorrente in Brasile, l’anno 2024 è stato segnato da un forte aumento degli incendi: la superficie bruciata ha raggiunto i 30,8 milioni di ettari, con un incremento del 79% rispetto all’anno precedente. l’anno precedente, secondo il rapporto pubblicato mercoledì 22 gennaio da MapBiomas, la piattaforma di monitoraggio dell’Osservatorio sul clima, un collettivo di ONG ambientaliste e università.

Quest’area, equivalente al territorio dell’Italia, “è il più grande registrato dal 2019, quando inizia la serie storica del progetto,” sottolinea Folha de San Paolo. Il 73% delle aree devastate corrisponde alla flora autoctona.

Per Mapbiomas, queste cifre “riflettono gli effetti di un lungo periodo di siccità nel Paese nel 2024”, ma anche la formazione del fenomeno climatico naturale El Niño, “che durò da giugno 2023 a giugno 2024”, riassume la vita di tutti i giorni. Questo fenomeno “Può causare periodi di siccità e caldo superiori alla media in tutto il continente e aumenta il rischio di eventi meteorologici estremi”.

L’ecosistema più grande del Paese, l’Amazzonia, è stato il più colpito, con 17,9 milioni di ettari bruciati nel 2024, la più vasta area devastata dagli incendi negli ultimi sei anni.

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