quale traiettoria per queste valute?

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Nel 2025, l’Europa rimarrà sotto pressione, stretta tra la politica statunitense che attira massicciamente gli investimenti e il rapido aumento della competitività dei prezzi della Cina. Si prevede che l’economia americana rafforzerà ulteriormente la propria posizione dominante.

Gli Stati Uniti, con solo il 4% della popolazione mondiale, rappresentano il 25% del PILIl 31% della ricchezza globale delle famiglie, il 46% degli investimenti in capitale di rischio, il 65% della capitalizzazione del mercato azionario globale e il 75% dell’indice MSCI World, il massimo degli ultimi 55 anni.

Il mercato azionario americano resta quindi fondamentale per ottenere rendimenti. Nel 2024, il valore totale delle azioni statunitensi è aumentato di 7,11 trilioni di dollari, sostenendo un dollaro forte, come nel 2024 e all’inizio del 2025. Indipendentemente dalle crisi o da chi è al potere, il dollaro e gli Stati Uniti sembrano sempre essere in buona forma. emergono vincitori, e ciò dovrebbe confermarsi anche quest’anno.

Un altro tema chiave nel 2025 sarà il dibattito sul ruolo dello Stato. Da un lato, il “grande governo“, come in Francia, e dall’altro, il”piccolo governo“, illustrato da Javier Milei in Argentina. Milei è riuscito a stabilizzare il tasso di cambio argentino dopo una svalutazione iniziale.

Ha adottato una svalutazione graduale del 2% al mese (crawling peg), riducendo quasi a zero il divario tra il mercato nero e il tasso ufficiale del peso. Se questa strategia dovesse reggere, limiterà i rischi di svalutazione e attirerà gli investitori stranieri necessari per rilanciare in modo sostenibile l’economia argentina.

Leggi anche: Quali tendenze sul mercato valutario all’inizio del 2025?

Infine, l’ultima questione riguarda “japonizzazione“della Cina. Lo si può vedere sul mercato obbligazionario: il tasso delle obbligazioni cinesi a 30 anni è sceso al di sotto di quello del Giappone, per la prima volta. Gli investitori ora credono che la crescita cinese a lungo termine sarà inferiore a quella del Giappone. Non si tratta di una novità: in quattro anni il tasso a 30 anni è sceso di 215 punti base.

Allo stesso tempo, la Cina ha attraversato sei trimestri di deflazione consecutivi, il primo dal 1999. Con l’economia cinese in difficoltà, i mercati potrebbero essere di fronte ad una svalutazione dello yuan nei prossimi mesi.

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