I tre giorni appena trascorsi hanno visto una nuova accelerazione della Storia, tipica di epoche foriere di grandi crisi che il solo movimento fluido della volontà non è necessariamente sufficiente a risolvere. Questa sera forniamo un riepilogo delle operazioni tettoniche che stanno attualmente scuotendo la faccia del mondo.
Da tre giorni assistiamo quindi a rapidi sviluppi sistemici su tre fronti, che dovrebbero modificare radicalmente la nostra percezione della realtà e il corso delle serie storiche che, gradualmente, convergono per confrontarsi.
In Romania l’UE cancella il processo democratico…
Primo evento significativo: venerdì la Corte costituzionale rumena ha annullato il primo turno delle elezioni presidenziali e ha rinviato il processo elettorale. In pratica, il primo turno aveva visto in testa il candidato filo-russo e anti-UE Calinescu, ovviamente descritto come “di estrema destra” dalla stampa sovvenzionata. Con ogni probabilità, Calinescu avrebbe vinto le elezioni presidenziali rumene e avrebbe aperto una grave breccia nel sistema NATO nell’Europa orientale.
La Corte Costituzionale non ha quindi lesinato sui mezzi. Sembra che abbia utilizzato l’ingerenza cinese tramite TikTok come pretesto per giustificare una pura e semplice cancellazione del processo democratico. In pratica, la Costituzione rumena (articolo 146, comma f) affida alla Corte il “rispetto della procedura elettorale”. Resta il fatto che l’invocazione di Tiktok sembra essere una vanteria, che nasconde semplicemente il rifiuto della NATO di mettere in discussione l’ordine costituito.
A lungo termine, l’Unione dovrebbe perdere molto credito prendendo l’iniziativa di annullare le elezioni i cui risultati non le piacciono. Dopo le tensioni con la Francia sulla questione del trattato di libero scambio con il Mercosur, questo nuovo sviluppo lascia presagire una profonda crisi per l’Unione nei prossimi mesi.
In Ucraina Zelinsky resiste
Macron ovviamente amava mostrare le immagini di un “mini-summit” tripartito con lui, Trump e Zelinsky all’Eliseo, poco prima della cerimonia di inaugurazione di Notre-Dame. Nessun commento ufficiale è stato fatto dopo questo incontro. Eppure, tutto indica che Trump abbia spinto Zelinsky, presidente di fatto ucraino (ricordiamo che il suo mandato è terminato a maggio e che nessuno sembra preoccuparsi di organizzare elezioni democratiche in Ucraina), a negoziare immediatamente un cessate il fuoco con Mosca.
Ovviamente Zelinsky resiste e chiede garanzie di sicurezza. Opporsi a Trump, di questi tempi, potrebbe costare molto caro. Tanto più costoso in quanto la situazione in Medio Oriente sembra progredire. Se (vedi video qui sotto) accettiamo l’ipotesi che questi due fronti entrino nell’economia globale della stessa guerra, il fatto che Zelinsky non si allei sulla posizione del suo principale finanziatore e protettore potrebbe aprire la porta a spiacevoli allineamenti.
In Siria, il grande sconvolgimento
Siamo ancora lontani dal sapere tutto sugli eventi in Siria e sulle loro determinanti. Alcune “piccole cose” sono sicure solo in questa fase.
Innanzitutto, Bashar El-Assad è fuggito dal suo Paese, lasciando il posto a un governo di transizione guidato dall’attuale Primo Ministro, che sta preparando la presa del potere nel modo più agevole possibile da parte del ramo siriano di Al-Qaeda. Ci sono notizie secondo cui Assad e la sua famiglia si stanno rifugiando a Mosca.
Poi, questa inversione di rotta è avvenuta in un tempo brevissimo: circa otto giorni, con, a quanto pare, gli aiuti ucraini e ovviamente i finanziamenti americani e britannici. Per il resto la situazione è confusa.
Inoltre, l’esercito israeliano ha bombardato intensamente Damasco, probabilmente per impedire alla nuova potenza di avere accesso alle scorte di armi accumulate da Assad. Netanyahu ha inoltre dichiarato nulli gli accordi che prevedevano la smilitarizzazione del Golan. Ora stiamo parlando di una zona cuscinetto in Siria e forse anche della disintegrazione del Paese.
Al di là di queste poche certezze restano molte zone grigie. Assad se ne è andato di sua spontanea volontà, in particolare rifiutando un nuovo bagno di sangue per difendere il suo regime? La sua prudenza e il suo desiderio di normalizzare i suoi rapporti con l’Occidente lo hanno messo in un “angolo”: credendo di evitare la guerra e di ottenere la riabilitazione, è finito in guerra e in esilio? La Russia e l’Iran si sono arresi con lui?
Non è possibile oggi rispondere categoricamente a questa domanda, ma emerge una probabilità crescente: questi conflitti sono collegati. E nulla esclude la possibilità che, per avere mano libera in Ucraina, la Russia lasci andare la zavorra sulla Siria.
In ogni caso, la risoluzione del conflitto è ancora lontana e la tettonica a placche non è completa.
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