La caduta del regime di Bashar al-Assad in Siria sta rimescolando le carte in Medio Oriente. Tra i grandi perdenti: l’Iran e Hezbollah, principali alleati del regime caduto e nemici giurati di Israele. Una situazione dalla quale lo Stato ebraico sembra trarre vantaggio, secondo le dichiarazioni di Benjamin Netanyahu.
Benjamin Netanyahu non ha nascosto la sua soddisfazione dopo la caduta di Bashar al-Assad.
“La caduta di Bashar al-Assad, uno dei principali anelli dell’asse iraniano, è un giorno storico e il risultato diretto dei colpi inferti a Hezbollah e all’Iran da Israele”ha dichiarato ieri.
Il primo ministro israeliano ha annunciato anche misure concrete: denunciando l’accordo di disimpegno di Golan firmato dopo la guerra dello Yom Kippur, ha ordinato all’esercito israeliano di prendere il controllo della zona cuscinetto, fino ad allora sotto la supervisione dell’ONU.
Obiettivo dichiarato: impedire l’insediamento di forze islamiste ai confini israeliani.
Una battuta d’arresto per l’Iran e Hezbollah
La caduta di Assad indebolisce notevolmente l’Iran e Hezbollah, i principali sostenitori del regime siriano.
In Siria, Hezbollah, abituato a operare in un terreno favorevole nel sud del Libano, ha trovato un terreno più ostile: un paese enorme, in guerra civile, popolato principalmente da sunniti, dove le spie israeliane hanno potuto sfruttare i suoi difetti.
Un esempio lampante: l’operazione Beeper e Walkie-Talkie, effettuata a settembre, ha inferto un colpo devastante a Hezbollah.
Questa infiltrazione israeliana avrebbe permesso di neutralizzare le comunicazioni del gruppo, provocando la morte di 42 dirigenti e il ferimento di 3.500 persone.
I successivi omicidi di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, e del suo successore designato, hanno completato questa destabilizzazione. Il ritiro di Hezbollah sembra inevitabile.
Privato del sostegno siriano, potrebbe concentrare le sue forze in Libano o nelle roccaforti alawite della famiglia Assad, dove si trovano anche basi militari russe.
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