Due giganti dell’energia, Shell ed Equinor, hanno formalizzato la fusione dei loro asset nel Mare del Nord, creando un’entità comune che avrà sede ad Aberdeen, in Scozia. Questa nuova società, di proprietà paritetica dei due gruppi, diventerà il più grande produttore indipendente nelle acque britanniche del Mare del Nord, con una capacità produttiva stimata di 140.000 barili di petrolio equivalente al giorno (boe/d).
La produzione combinata comprende 38.000 boe/giorno di Equinor e 100.000 boe/giorno di Shell. Tuttavia, questo volume rimane marginale rispetto alla produzione complessiva delle due società, Equinor da sola produce quasi 2 milioni di boe/giorno in tutto il mondo.
Un contesto segnato dal calo dei depositi
I giacimenti petroliferi del Mare del Nord sono in declino da diversi anni, ormai giunti alla maturità. Shell ed Equinor sperano, attraverso questa fusione, di massimizzare lo sfruttamento delle risorse rimanenti riducendo al contempo i costi operativi. Secondo i loro comunicati stampa, questa unione mira a mantenere lo sfruttamento redditizio di una risorsa strategica per il Regno Unito.
La fusione, efficace dal 1° gennaio 2025, non comporterà alcuno scambio di denaro tra le parti, come confermato da Equinor. Tra i progetti chiave del nuovo portafoglio c’è il giacimento di petrolio e gas Rosebank, già controverso e oggetto di battaglie legali. Le due società continueranno inoltre ad esplorare le opportunità per quotare questa entità in Borsa nel medio termine.
Reazioni economiche e ambientali
Lato mercato, l’annuncio ha suscitato reazioni contrastanti: alla Borsa di Oslo le azioni Equinor sono aumentate leggermente dello 0,13%, mentre le azioni Shell hanno registrato un calo di quasi l’1% a Londra.
Questo consolidamento non è sfuggito alle critiche ambientali. Greenpeace ha denunciato il tentativo di “coprire il declino terminale del settore” e ha ribadito la sua richiesta al governo britannico di vietare la concessione di nuove licenze petrolifere. La ONG ha anche evidenziato le questioni ambientali e legali legate a progetti come Rosebank.
Mantenimento degli asset strategici e diversificazione
Nonostante questa fusione, entrambe le società manterranno asset individuali strategici. Equinor manterrà i suoi depositi transfrontalieri Norvegia-Regno Unito e le sue iniziative nel campo delle energie rinnovabili, in particolare dell’eolico offshore. Da parte sua, Shell continuerà a gestire il suo impianto di gas naturale liquefatto di Fife, il terminale del gas di St Fergus, nonché i suoi progetti eolici in fase di sviluppo.
Mentre l’industria petrolifera si trova ad affrontare sfide crescenti, questa fusione evidenzia la necessità per le grandi aziende di adattarsi alle realtà economiche e alle pressioni ambientali. Tuttavia, persistono interrogativi sulla fattibilità a lungo termine di queste operazioni a fronte delle transizioni energetiche in corso.