In una sequenza movimentata, tra crisi politica e riapertura della cattedrale di Notre-Dame de Paris, Renaissance, il partito di Emmanuel Macron, passa questa domenica nelle mani di Gabriel Attal. Con l’obiettivo primario di “non scomparire” prima della prevista cancellazione del presidente nel 2027.
Contesto incredibile. Il governo di Michel Barnier è stato censurato. Più di un francese su due, secondo i sondaggi, vorrebbe la partenza del presidente della Repubblica Emmanuel Macron, ancora una volta alla ricerca di un inquilino per Matignon. Da Donald Trump a Volodymyr Zelenskyj, molti capi di Stato sono confluiti a Parigi per il ritorno al culto e al mondo del tesoro gotico dell’Île de la Cité.
2027 in vista
In un momento simile, quale posto per il Rinascimento? Questa discrezionalità obbligatoria ben si adatta al partito presidenziale. In particolare a Gabriel Attal e alle sue squadre. Determinati a fare di questo consiglio nazionale, che si terrà domenica in un albergo del quartiere Montparnasse, un non-evento “interno”.
Si tratta però della presa del potere del partito del presidente da parte del suo ex primo ministro, non proprio felice di essere stato travolto dallo scioglimento pochi mesi dopo il suo arrivo a Matignon. Essa va avanti dalla sua spartizione, prima conquistando, nonostante la volontà dell’Eliseo, la presidenza del gruppo dell’Assemblea. E ora via alla festa, con il 2027 nel mirino…
La situazione aiuta, nessuno al Renaissance ha cuore di festeggiare, nel momento in cui Emmanuel Macron torna al centro della crisi politica – “non lontano dalla crisi di regime”, sottolinea Édouard Philippe –la soluzione Barnier elaborata all’Eliseo è stata distrutta dall’Assemblea nazionale. E tutti sono accomunati, oltretutto, dalla notevole discrezionalità sul numero reale degli iscritti (8.500? 10.000? 15.000?), ben lontano dalle 400.000 iscrizioni gratuite rivendicate sei anni fa.
Evitato lo scontro con Borne
Emmanuel Macron che, a causa della Costituzione, non può ricandidarsi, vede quindi il suo partito sfuggirgli in parte. Otto anni dopo la sua creazione, sette anni dopo la sua fulminea ascesa all’Eliseo. Da ? “Una casa vuota”, “un partito nato cliccando” che “non ha contenuto politico” e “non è mai stato strutturato”, giudica duramente un ex ministro.
“È sempre stato ambiguo con il partito, dicendo “non mi intrometto” e, allo stesso tempo, essendo molto attento a ciò che accade lì”, nota un collaboratore. Risultato: “una macchina elettorale molto organizzativa”. Ma “senza alcuna volontà, soprattutto da parte del presidente, di farne un luogo di riflessione e di dottrina”, sostiene un altro, presente fin dall’inizio dell’avventura.
Indebolito dalla dissoluzione, il Rinascimento riuscì almeno a evitare una lotta interna. L’effetto peggiore nel mezzo di una crisi ministeriale. Senza dimenticare i conti chiesti ai successivi primi ministri sul deterioramento delle finanze pubbliche. “Ho visto i proiettili tra Elisabeth (Borne) e Gabriel davanti alle commissioni d’inchiesta (parlamentari), con Bruno (Il sindaco) come ostaggio”, illustra sollevato un deputato.
Paziente, l’ultrafavorito Gabriel Attal ha ottenuto la rinuncia di Élisabeth Borne per candidarsi alla testa del partito. Attraverso una lista comune e un accordo sulla distribuzione delle tendenze nelle autorità del partito. Élisabeth Borne entrerà questa domenica alla presidenza del consiglio nazionale, con l’obiettivo di trasformarlo in “un vero Parlamento del partito”, secondo quanto riferito.
Il concorso è organizzato
Gabriel Attal, che questa domenica mattina sarà eletto ufficialmente segretario generale per succedere a Stéphane Séjourné, divenuto commissario europeo, pronuncerà un discorso a mezzogiorno. Illustrerà alcune priorità e un programma di lavoro per il 2025. “È il momento giusto per mostrare il percorso dottrinale che vuole intraprendere”, spera una storia di En Marche, una corrente socialdemocratica.
L’ex primo ministro intende però concedersi del tempo, soprattutto per l’insediamento dell’esecutivo, del partito di governo. Ma «non possiamo essere l’unico partito che non si incontra, che non si esprime. E bisogna proprio pensare alla carta d’identità del Rinascimento, per non scomparire. Questo è il problema”, si preoccupa un dirigente.
Nel blocco centrale si organizza la competizione. Édouard Philippe è già candidato dichiarato all’Eliseo e il suo partito, Orizzonti, sta preparando incontri regionali. Membro di Renaissance, Gérald Darmanin ha recentemente lanciato il suo think tank, Populaires, e la sua associazione finanziaria ha ricevuto l’approvazione delle autorità, pubblicata sabato sulla Gazzetta Ufficiale.
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