Il tribunale militare della guarnigione di Goma si è pronunciato venerdì sera sul processo tra il primo sergente Ngoyi Inabanza Félicien del 134esimo battaglione della Guardia repubblicana, il pubblico ministero e le parti civili. L’imputato è stato condannato alla pena di morte per duplice omicidio, dissipazione di munizioni belliche e violazione degli ordini. Dovrà, in solidarietà con lo Stato congolese, pagare un risarcimento di 80.000 dollari alle famiglie delle due vittime, ovvero 40.000 dollari a famiglia. Questo verdetto fa seguito alla sparatoria, sabato scorso, 23 novembre, di due civili nel porto pubblico di Goma.
Nel primo pomeriggio di quel giorno, il primo sergente Ngoyi Inabanza Félicien, durante una discussione che coinvolgeva il suo ex compagno venuto da Bukavu per vendere brace, sparò diversi proiettili. Questi colpi hanno ferito mortalmente il motociclista Muhingo Kalegamire Lucien e la sua cliente Rosine Mungwiko.
Nel leggere la sentenza, il tenente magistrato Kakudji Shadrack Doudou, presidente dell’udienza, ha confermato il massimo della pena richiesto dalle parti del processo e dal pubblico ministero.
“La Corte condanna l’imputato, il primo sergente Ngoyi Inabanza Félicien, alla pena di morte per duplice omicidio, a 10 anni di lavori forzati per dissipazione di munizioni belliche e alla pena di morte per violazione delle istruzioni. Applicando l’articolo 7 del Codice penale militare, la corte ha mantenuto la pena più grave, vale a dire la pena di morte. Conferma la sua detenzione e pone le spese di questo procedimento a carico dell’Erario pubblico. Pronunciandosi sulla causa civile, la dichiara ammissibile e fondata”, ha dichiarato il tenente magistrato Kakudji.
Da parte delle parti civili la sentenza viene accolta con soddisfazione, anche se vengono espresse riserve sull’ammontare dei danni.
“Siamo soddisfatti a metà perché l’imputato è stato condannato alla pena di morte. Ma per quanto riguarda il danno subito, abbiamo chiesto 200.000 dollari pagabili in franchi congolesi al tasso attuale. Vi ricordo che la vittima Rosine Mungwiko era incinta e lascia due orfani. Come ci si prenderà cura di questi bambini affinché diventino utili alla nazione domani? Questa è la nostra preoccupazione, ma siamo ancora parzialmente soddisfatti della sentenza”, ha reagito Me Alexis Hatumimana, avvocato presso la Corte d’appello del Nord Kivu, in rappresentanza della famiglia Mungwiko.
Da parte sua, la difesa ha annunciato l’intenzione di ricorrere entro cinque giorni al tribunale militare.
L’incidente riaccende il dibattito sulla circolazione incontrollata di armi da fuoco a Goma e dintorni, uno dei principali fattori di insicurezza nella regione. Diversi attori sociali e politici continuano a sostenere la demarcazione e il controllo rigoroso delle armi per prevenire tragedie simili.
Jonathan Kombi, a Goma