Questo paese africano venderebbe l’80% del suo oro a un prezzo inferiore agli stranieri

Questo paese africano venderebbe l’80% del suo oro a un prezzo inferiore agli stranieri
Questo paese africano venderebbe l’80% del suo oro a un prezzo inferiore agli stranieri
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La Repubblica Democratica del Congo (RDC), paese africano, si trova al centro di una situazione paradossale che solleva interrogativi sulla gestione del suo oro.

Infatti, l’analisi dei dati dell’Unità di Coordinamento Tecnico e Pianificazione Mineraria (CTCPM) trasmessi dai nostri colleghi dell’agenzia Ecofin rivela che circa l’80% dell’oro congolese viene venduto al di sotto dei prezzi del mercato internazionale. Questa è una situazione che persiste dal 2023.

Al centro di questo problema c’è la miniera di Kibali, posseduta al 90% dal consorzio Barrick Gold e AngloGold Ashanti.

Nel primo trimestre del 2024, l’oro di Kibali è stato scambiato a 46.214,8 dollari al chilogrammo, significativamente inferiore a quello ottenuto da DRC Gold Trading (ex Primera Gold), che ha realizzato vendite a 64.502 dollari al chilogrammo.

Ancora più sorprendente è che anche i minatori artigianali delle regioni dell’Ituri e del Nord Kivu riescono a negoziare prezzi migliori, raggiungendo i 59.500 dollari al chilogrammo per l’oro non raffinato.

Questa disparità di prezzo solleva interrogativi sui meccanismi di valutazione dell’oro congolese.

Diversi fattori tecnici possono parzialmente spiegare queste differenze, inclusi i costi di raffinazione del walleye, i costi logistici e le condizioni di trasporto da siti isolati.

Tuttavia, queste giustificazioni non sono sufficienti a spiegare l’entità delle differenze osservate.

L’impatto di questa sottovalutazione sulle finanze pubbliche è considerevole.

Sebbene Kibali rappresenti l’88,2% delle esportazioni di oro dichiarate nel primo trimestre del 2024, le royalties pagate alla RDC sono aumentate solo del 9% tra il 2023 e il 2024, mentre il prezzo mondiale dell’oro è aumentato del 37% nello stesso periodo.

Questa situazione è tanto più grave in quanto le società interessate, quotate nelle principali borse mondiali, dispongono teoricamente delle risorse e delle competenze necessarie per ottimizzare i loro prezzi di vendita.

L’opacità che circonda i processi di commercializzazione dell’oro a Kibali contrasta con gli sforzi di trasparenza richiesti al settore estrattivo congolese.

Né Barrick Gold né AngloGold Ashanti forniscono spiegazioni dettagliate sulle loro strategie di vendita, lasciando dubbi sull’eventuale esistenza di accordi preferenziali o particolari meccanismi di prezzo.

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