Il governo spagnolo ha approvato giovedì un “congedo climatico retribuito” di quattro giorni per evitare viaggi in caso di allerta legata a un rischio meteorologico, quasi un mese dopo le inondazioni che hanno provocato 230 morti nel sud-est del paese, in particolare nella regione di Valencia.
Cosa costituisce?
Questo nuovo sistema, adottato dal Consiglio dei ministri come parte di un pacchetto di misure sulla prevenzione dei rischi, mira ad “adattare il diritto del lavoro spagnolo” al contesto di “emergenza climatica”, ha spiegato il ministro del Lavoro Yolanda Diaz alla televisione pubblica RTVE. Permetterà ai lavoratori di beneficiare di quattro giorni di ferie, pagati dallo Stato, in caso di allerta da parte delle autorità, siano esse “un municipio, una regione o il governo centrale”, ha continuato Yolanda Diaz, figura dell’estremo -Partito Sumar di sinistra.
Al momento, il ministro non ha fornito maggiori dettagli sulla tipologia di allerta interessata da questo sistema, né sulle possibili condizioni da soddisfare, da parte dei dipendenti, per poterne beneficiare.
Perché una misura del genere?
Questa misura fa seguito alle inondazioni avvenute nella regione di Valencia, quando diverse aziende hanno chiesto ai propri dipendenti di restare al lavoro nonostante l’allerta rossa emessa dall’Agenzia meteorologica nazionale (Aemet).
Le aziende non hanno mancato di reagire e di controbattere, accusando a loro volta le autorità, accusandole di non averle informate sufficientemente e di aver inviato gli allarmi ai cellulari della popolazione solo in prima serata, diverse ore dopo l’avviso di Aemet.
Cosa cambia realmente?
D’ora in poi, “dal momento in cui un’autorità, qualunque essa sia, indicherà che esiste un rischio nel viaggiare, i dipendenti dovranno astenersi dall’andare al lavoro”, ha spiegato Yolanda Diaz, per la quale “nessun lavoratore non deve correre rischi.
Se la durata massima di questo nuovo congedo climatico non potrà superare i quattro giorni, le aziende avranno la possibilità, trascorso questo periodo, di ricorrere ai regimi di disoccupazione parziale, che secondo l’esecutivo già esistono in caso di forza maggiore.